La dispersione scolastica tra i minori che vivono nel campo rom di via Guerra, ad Asti, è molto alta. Già alle medie diversi ragazzi abbandonano gli studi e questo sancisce minori possibilità di integrarsi con il resto della società e di trovare un lavoro quando saranno più grandi.
La pandemia ha in parte peggiorato la situazione e ha nuovamente messo a rischio la frequenza scolastica dei bambini iscritti alle scuole elementari e medie. Nonostante l’attivazione di un servizio di scuolabus gratuito, che porta gli studenti dal campo alle scuole dell’Istituto Comprensivo 3 (nel quartiere Praia), il Comune è intervenuto con una nuova strategia per convincere le famiglie del campo rom, quelle rimaste dopo la partenza di molti altri nuclei, a mandare i figli a scuola e a lasciarli fino al termine delle lezioni, anche al pomeriggio.
Per fare ciò l’amministrazione Rasero, con il sì di tutti i partiti e le liste che la compongono, ha rimarcato, con la delibera di Giunta 150 del 22 marzo scorso, di esonerare dal pagamento del pasto scolastico tutti i bambini rom, che si fermano a mensa, se inseriti in nuclei familiari con l’ISEE più basso, quindi nella fascia zero, garantendo l’esenzione dalla tariffa minima. Esenzione che, precisano dal Comune, vale anche per le altre famiglie che rientrano nella fascia ISEE più bassa.
È emerso che, prima del 10 dicembre, quando era stato deciso, a causa del Covid, di sospendere il servizio dello scuolabus per i rom (interruzione durata fino alle vacanze di Natale), erano cinquanta i ragazzi che frequentavano le scuole. Alla ripresa delle lezioni, dal 10 gennaio (e fino al 27 febbraio) nessuno studente l’ha più utilizzato restando, spesso, a casa.
Solo successivamente, a seguito di ripetuti interventi di sensibilizzazione, molti alunni, oltre una ventina, sono tornati a prendere il pullman e quindi a frequentare le scuole. Ma capita che molti di loro vengano giustificati a uscire prima del pranzo, spesso non facendo più ritorno a scuola nel pomeriggio. Garantire il pranzo gratis servirebbe a incentivare le famiglie a lasciarli in classe così da contrastare la dispersione scolastica e offrire loro una maggiore inclusione sociale con gli altri ragazzi.
Quello deliberato dalla Giunta è un progetto che è stato attivato in forma sperimentale fino al termine dell’anno scolastico.
«Stiamo portando avanti dei progetti per incentivare queste famiglie a mandare i figli a scuola e lo stiamo facendo a stretto contatto con i dirigenti scolastici, in particolare quello dell’IC3 – commenta l’assessore all’istruzione Elisa Pietragalla – Per questioni di equità nei confronti di tutti i cittadini, abbiamo definito che il pasto gratis possano averlo solo quelli che dimostrano un ISEE basso, anche perché è un diritto che vale anche per le famiglie non rom. L’istruzione è alla base della civiltà ed è fondamentale nelle politiche di inclusione».
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