Cerca
Close this search box.
Sobrino, candidato Sel in Regione:«Il Piemonte deve darsi delle priorità»
Attualità

Sobrino, candidato Sel in Regione:
«Il Piemonte deve darsi delle priorità»

E’ Enzo Sobrino, 57 anni, l’unico candidato al Consiglio regionale tra le fila astigiane di SEL – Sinistra, Ecologia e Libertà.Perché un solo candidato?La federazione astigiana di SEL si è

Enzo Sobrino, 57 anni, l’unico candidato al Consiglio regionale tra le fila astigiane di SEL – Sinistra, Ecologia e Libertà.
Perché un solo candidato?
La federazione astigiana di SEL si è ricostituita da poco con tanti giovani seri e, proprio per questa serietà che vogliamo avere, si è fatto un ragionamento per cercare un candidato che abbia esperienza politica, amministrativa e nel mondo del lavoro. Individuare una seconda candidatura finta ci sembrava poco serio agli occhi degli elettori.

Il M5S vi accusa di essere la stampella del PD e sembra che, almeno ad Asti, abbiate un problema a dialogare con la Sinistra. Dove si colloca SEL?
In realtà la geografia politica dello stare di qua o di là è più letteratura che altro. Molte volte il problema della Sinistra è stato quello di essere molto autoreferenziale mentre è necessario frequentare il mondo e le sue contraddizioni. In SEL c’è un pezzo di rappresentanza quasi istituzionale del Lavoro, però non stiamo parlando dell’accezione classica quanto dalla necessità di capire i cambiamenti avvenuti nel mondo del Lavoro così da poter rappresentare istanze e situazioni non più riconducibili a slogan.

E cosa rispondete al M5S?
E’ la storia di questi 2 anni astigiani la risposta al M5S. Non siamo in Consiglio comunale ma non per colpa nostra; abbiamo detto con estrema chiarezza quello che c’era da dire a questa amministrazione e, anche a livello nazionale, abbiamo partecipato ad un progetto che è cambiato e non per colpa nostra. Non sarà il PD ad essere a disagio con SEL? La nostra posizione può non essere condivisa ma non siamo la stampella del PD. La verità è che occorre un progetto politico di Sinistra che si ponga il problema di governare il Paese e non di comandarlo come invece sostanzialmente sta avvenendo con una serie a raffica di voti di fiducia.

Veniamo al Piemonte e ad uno dei temi a voi più cari: il sistema dei trasporti. Che vorreste fare?
Questa regione da molto tempo non ha un piano trasportistico degno di questo nome e così vengono fatte scelte in conflitto tra loro e che non sono solo il TAV o il Terzo valico. Per quanto riguarda il trasporto urbano noi siamo per una grande azienda municipale regionale completamente pubblica. Asti città è collegata a Torino in modo accettabile ma ciò che sta in mezzo è disastroso; in definitiva, dobbiamo studiare un piano trasporti collegato a ciò che vogliamo fare per il rilancio economico della regione.

L’unica salvezza per rilanciare il Piemonte passa dai fondi europei. Lo credete anche voi?
I fondi europei necessitano di meno burocrazia, più coscienza e sicuramente di priorità. Recentemente abbiamo avuto un “grande” esempio, col Decreto del Fare, su come non usare questi fondi. Con un click veloce su internet molti comuni si sono aggiudicati fondi per lastricare di porfidi le loro strade ma, nel frattempo, il castello di Frinco è mezzo crollato. Vi sembra un metodo serio per dare finanziamenti?
Come rilanciare l’Astigiano in questa situazione?
Bisogna riscoprire l’abc della promozione e che ci sia una classe dirigente, non solo politica, un po’ meno arrogante, meno autoreferenziale e dotata di un po’ più di fantasia. L’Astigiano si promuove con i soggetti che stanno sul territorio; soggetti economici, sociali e politici che devono però trovare un punto in cui il protagonista dev’essere il progetto stesso e non il presentatore.

C’è speranza di rimettere in moto l’economia?
Usciamo da un lungo periodo di libero mercato che avrebbe dovuto portare a meraviglie mentre, invece, ci troviamo in mezzo ad un deserto industriale. La politica può intanto ricominciare a definire le priorità usando tutti gli strumenti disponibili per puntare su quelle produzioni che possono garantire sviluppo in futuro. Un’economia funziona se produce dei beni perché togliamoci dalla testa di poter vivere di solo turismo.
Il sistema delle Langhe sembra funzionare.
Le nostre vicine Langhe usano il vino per produrre turismo e non certo il turismo per produrre vino. L’impresa che regge è quella familiare che non usa i contratti a termine ma che forma il dipendente e poi se lo tiene stretto. E’ per questo che non hanno più senso i finanziamenti a pioggia perché, se un’attività è decotta, è necessario tutelare i dipendenti ricollocandoli altrove ma non tenere in vita a tutti i costi l’attività in sé.

In tutto questo che ruolo hanno gli enti territoriali?
E’ necessario un riassetto completo degli enti territoriali del Piemonte perché negli ultimi anni si è fatto un disastro con il ridisegno degli enti locali, l’accorpamento dei Comuni, Province sì, Province no, elettive o meno, per non parlare della nascita delle città metropolitane. Il Piemonte farà i conti con questa nuova realtà che avrà la forma della provincia ma andrà ad interloquire con l’Europa sotto il governo del sindaco di Torino. Cambiando il Titolo V della Costituzione i sindaci dei piccoli comuni si troveranno invece a gestire una trasformazione radicale dei loro compiti in un quadro normativo confuso e, secondo noi, parzialmente incostituzionale. Parliamo proprio di quegli enti che, invece, dovranno creare le sinergie sul territorio senza sapere però con quali strumenti riusciranno ad operare.

Ci spieghi meglio questo concetto.
Quando il Titolo V sarà modificato le province spariranno e quindi, in Piemonte, avremo la Regione, la città metropolitana di Torino e circa 1.000 comuni sparsi sul territorio. Allora ci si chiede come sarà la riorganizzazione dei rapporti con la Regione. Avremo territori analoghi alle attuali province? O si ridisegneranno le aree in modo più organico? Il rischio, non banale, è che questa operazione venga vissuta come un mero cambio di sigle scoprendo che non saremo periferia di un’area industriale ma addirittura dell’impero.

Quindi l’Astigiano non sarà più a rischio di altre zone ma, in definitiva, tutte le città, ad eccezione di Torino, la vedranno dura. E’ cosi?
L’Astigiano è una zona agricola con un’agricoltura di qualità ma non solo vitivinicola. Quindi si devono fare ragionamenti ad ampio raggio. Ad Asti c’è un piccolo mondo imprenditoriale ucciso dagli affitti ma, nel frattempo, abbiamo tutti questi contenitori vuoti; si può per una volta pensare a non calcolare quanti alloggi verrebbero fuori se si vendessero questi contenitori e capire se questa “lamentatio” degli imprenditori sia un problema vero oppure no? Allora pensiamo a riutilizzare queste aree affinché questi piccoli imprenditori non siano ammazzati da costi, burocrazia o altro.
Perché chiedete il voto per SEL?
La Regione nei prossimi 5 anni gestirà una situazione particolarmente difficile e dovrà fare delle scelte dandosi delle priorità. Più sarà forte la coalizione che sostiene Chiamparino e più sarà possibile evitare che le priorità garantiscono i soliti garantiti.

Riccardo Santagati

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Scopri inoltre:

Edizione digitale