Sebastiano Piccione, direttore di produzione di Fiorello e Roby Facchinetti dà voce agli “invisibili dell’intrattenimento”
L’emergenza Coronavirus ha travolto l’Italia non risparmiando nessuno, ma lo tsunami sul mondo dello spettacolo (concerti dal vivo, teatro, cinema, etc.) ha letteralmente messo in ginocchio uno dei settori del Paese che crea maggiore indotto, sebbene siano poche le tutele lavorative per coloro che si possono definire gli “invisibili dell’intrattenimento”.
Sono artigiani, tecnici, fonici e specialisti del suono, elettricisti, ma anche manovali, autisti, addetti alla sicurezza, etc. che garantiscono la riuscita di un concerto, di uno spettacolo dal vivo, la messa in scena di un’opera teatrale e di qualsiasi altro evento che possa essere ospitato in un’arena, in un festival, nei palazzetti o perfino nelle feste di paese.
Tutto è fermo da quasi 2 mesi: tour bloccati, date cancellate, eventi rimandati anche di un anno, contratti congelati e perdere stimate nel settore che potrebbero arrivare a 600 milioni di euro. Decine di migliaia di persone, gli invisibili dell’intrattenimento, non lavorano e non potranno farlo fino a quando non saranno definiti le regole e gli standard di sicurezza essenziali a poter ripartire con gli eventi dal vivo. Ma quando?
“Nessuno parla di come ripartire”
A spiegare la drammatica situazione in cui vivono gli operatori del settore è Sebastiano Piccione, direttore di produzione nel recente RaiPlay di Fiorello, ma anche di Roby Facchinetti, frontman dei Pooh, nonché collaboratore di numerosi big della musica italiana e straniera. Piccione vive ad Asti con la moglie e i figli ed è lui stesso uno delle vittime dell’emergenza che ha investito l’intero settore. Perché gli artisti, i big, possono anche permettersi di restare fermi per mesi senza particolari contraccolpi economici, ma chi lavora per loro, no.
“Penso che al Governo non abbiano ancora capito quante persone siano rimaste senza lavoro e senza stipendi dal momento che tutto si è fermato e nessuno sta ancora parlando di come far ripartire il mondo dello spettacolo – commenta Piccione – Io sto lavorando ad un possibile format di Drive In per conto di Mediaset, ma sto facendo mille ipotesi non essendoci alcuna certezza di come potranno funzionare e con quali limitazioni. Attendiamo che il Ministro Franceschini si attivi, in fretta, con proposte serie e che non siano le piattaforme per vedere i concerti via streaming, una soluzione che non aiuterebbe i lavoratori del settore”.
Ma c’è dell’altro. “Credo che lo Stato non sappia quale indotto muova il settore degli spettacoli perché altrimenti non si spiega questa inerzia: alberghi, ristoranti, turismo, ma diamo lavoro anche alle partite iva, dai fotografi agli autisti, etc. Tenere fermo questo settore significa creare un disastro economico incalcolabile. Non pretendiamo che si parta con i concerti a San Siro, ci mancherebbe altro, ma ci riferiamo a piccoli eventi, gestibili con tutte le precauzioni del caso. Dal punto di vista tecnico siamo pronti a partire anche domani con mascherine, guanti, protocolli di sicurezza, sanificando le attrezzature e garantendo che i lavoratori possano operare in totale sicurezza. Le regole ce le siamo date, ma senza certezze, – continua Piccione – senza prospettive di vera ripartenza, ci saranno decine di migliaia di famiglie in difficoltà e temo che qualcuno, nella disperazione, possa arrivare a compiere gesti estremi”.
Bisogna salvare un patrimonio di competenze
C’è un patrimonio di competenze che rischia di andare disperso perché, come si pensava, i 600 euro previsti anche per i lavoratori dello spettacolo non coperti da altri ammortizzatori sociali non sono sufficienti per tirare avanti. Molti tecnici e operatori specializzati saranno costretti a chiudere con l’intrattenimento e cercare un nuovo lavoro, ammesso che lo trovino nel mondo post Covid. Il Governo ha annunciato una serie di misure straordinarie a sostegno del settore, ma gli annunci lasciano il tempo che trovano mentre la gente attende di sapere cosa ne sarà del proprio futuro.
Assomusica, l’associazione che rappresenta le realtà che si occupano di spettacoli dal vivo, parla di 260mila addetti del settore dei concerti e degli appuntamenti live fermi senza stipendio o cassa integrazione e chiede per loro adeguate tutele. C’è anche la proposta di implementare lo strumento del 5X1000 per aiutare il settore dello spettacolo anche se ci sono realtà che, pur di lavorare, si stanno immaginando piccoli spettacoli per strada, magari sotto quegli stessi balconi dai quali gli italiani hanno cantato e suonato nei primi giorni del lockdown. Ma fino a che punto ci si può spingere per adeguarsi alla Fase 2 senza buttarla in farsa?
“Credo che non si debba cadere proprio nel ridicolo – conclude Piccione – perché, al di là delle competenze di queste centinaia di migliaia di lavoratori, esiste anche la dignità di tutti e spero che questa venga preservata. Sarebbe davvero un brutto segnale perderla, altro che ripartenza. Il 1° Maggio, quando ho visto molti artisti al concerto dei sindacati, ci sono rimasto davvero male perché non è stato un bel gesto nei confronti degli operatori rimasti a casa senza stipendio né tutele. Ad alcuni di loro lo ha anche mandato messaggi ricevendo le scuse. Avrebbero fatto meglio a salire sul palco e rimanere in silenzio per lanciare un segnale forte di un settore in profonda sofferenza”.
Piccione vede un futuro molto nero se non si interviene subito, un futuro dove per limitare i costi della manodopera c’è il rischio di affidarsi “a lavoratori in nero o improvvisati”, ma soprattutto a una guerra tra bande dove l’unica logica sarà il mors tua, vita mea con l’inevitabile esito di lasciare a terra più vittime del virus stesso.