Cerca
Close this search box.
«Trasformiamo Asti nella capitale del vino»
Attualità

«Trasformiamo Asti nella capitale del vino»

Alla sua prima esperienza in Giunta, l’assessore Loretta Bologna, esponente del Movimento Civico Galvagno, è stata chiamata da Maurizio Rasero per occuparsi di fondi europei, Unesco, turismo, gemellaggi e pubblica istruzione

Alla sua prima esperienza in Giunta, l’assessore Loretta Bologna, esponente del Movimento Civico Galvagno, è stata chiamata da Maurizio Rasero per occuparsi di fondi europei, Unesco, turismo, gemellaggi e pubblica istruzione. Il processo, per nulla semplice, di trasformare Asti in una città turistica, tanto da ridare lancio ad una economia stagnante, è uno degli incarichi del neo assessore che abbiamo incontrato qualche giorno fa.

Asti e turismo: un binomio che sembra funzionare sulla carta, ma che, tradotto in pratica, non ha ancora dato i risultati sperati. Cosa intende fare per infondere la giusta spinta a questo settore?

Asti oggi richiama turisti per ricaduta di presenze nelle Langhe e nel Roero. Vengono ad Asti, ma si fermano al massimo un paio di giorni. Noi dobbiamo trasformare in risultati tangibili ciò che è stato riconosciuto dal patrimonio Unesco, ma per farlo occorre promuovere nel mondo questo patrimonio usando anche i fondi europei, altra delega che mi è stata data.

Purtroppo Asti non è “core zone” Unesco, ma non sarà che, al di là dei fondi, siamo a corto di idee e competenze per promuovere il nostro territorio?

Con il riconoscimento Unesco di Langhe, Roero e Monferrato abbiamo capito che c’è una cosa che nessuno può copiare: il nostro territorio. Io guardo all’esperienza del Salento, in Puglia, dove hanno saputo unire cultura, cibo e buon vivere come richiamo per i turisti. Quella che è mancata è la capacità di fare sistema tra gli enti locali.

Può essere più precisa?

Ad Asti sono stati ristrutturati parecchi musei nel “recinto dei nobili”, tra palazzo Alfieri e piazza Roma, e abbiamo un patrimonio culturale immenso che neanche tutti gli astigiani conoscono e questo è un peccato. Penso a Palazzo Mazzetti, una piccola Versailles nel centro di Asti. Nel sud Monferrato ci sono almeno 400 comuni uniti dal denominatore del vino e ognuno ha almeno una chiesa e un’azienda storica sul territorio. Se ognuno di loro investisse una piccola quota sulla promozione, si farebbe sistema e facendo così si attirerebbero risorse da reinvestire sul territorio.

Si riferisce al progetto Enolandia più volte promosso dall’ex sindaco Galvagno?

In fondo Enolandia si è già concretizzata con il riconoscimento Unesco, ma la vera risorsa sarà trasformare quest’ultimo in un progetto economico. Come si fa? Si parte da una considerazione: il turista vuole essere comodo, arrivare con l’aereo e trovare infrastrutture che oggi non abbiamo. A questo si aggiunge che siamo tagliati fuori dai collegamenti ferroviari con Milano e l’aeroporto di Cuneo non è sufficiente.

Al di là delle infrastrutture è la mancanza di una tempestiva promozione che ci taglia fuori dai grandi flussi turistici. Non crede?

Questo è vero e ci dobbiamo lavorare. Il Palio di Asti e la Fiera del Tartufo attirano soprattutto un turismo di prossimità. Perché? La Fiera del Tartufo di Alba viene organizzata a partire dal giorno successivo alla chiusura dell’ultima edizione, non qualche mese prima. E poi è necessario trovare figure professionali, in Comune ne esistono, che sappiano usare i nuovi sistemi di comunicazione.

Sarebbe favorevole ad introdurre la tassa di soggiorno?

Ne abbiamo parlato in Giunta e sappiamo che le associazioni degli albergatori sarebbero favorevoli. Certo si tratterebbe di far pagare 1 euro al giorno per finanziare servizi non solo in favore di turisti, ma anche dei cittadini.

E’ vero che ha chiesto al sindaco Rasero di occuparsi dei fondi europei?

Sì, ho voluto a tutti i costi l’assessorato ai fondi europei perché sono convinta che siano una risorsa non ancora sfruttata a dovere. In Comune c’è un ufficio preposto ai finanziamenti europei, ma lavora soprattutto sull’ordinario. Si partecipa ai bandi regionali, finanziati dall’Unione Europea, ma nei quali il Comune deve comunque prevede un cofinanziamento. Se aderisce a più bandi, e poi li vince, rischia il dissesto, mentre nella Comunità Europea ci sono bandi dove si prevede una minima quota di cofinanziamento da parte dei Comuni e questo rende tutto più fruibile. Inoltre vogliamo diventare Comune capofila anche per gli altri enti locali e perfino assistere i privati per accedere a questi fondi.

Quali sono i principali progetti che intende portare avanti sulla pubblica istruzione?

Per prima cosa voglio dire che Asti ha un corpo docenti di alto livello e anche gli impiegati comunali sono molto preparati nel loro lavoro. Sulla scuola sta per iniziare il cantiere alla Baussano per il rifacimento dell’edificio con lo spostamento delle classi alla Cagni e alla Cavour, a loro volta già ristrutturate per accogliere gli studenti ospiti. Riattiveremo il pedibus per accompagnare i bambini a scuola partendo dall’associazione FuoriLuogo fino alle scuole Goltieri e Cagni. Dal settembre metteremo un bus a disposizione di quelle classi che per raggiungere la palestra sono costrette ad attraversare la città. Sulle mense scolastiche mi piacerebbe confrontarmi di più con i genitori e incrementare la filiera corta dei prodotti biologici cucinati in mensa. Inoltre vorrei portare avanti un progetto di educazione alimentare per i bambini e di conoscenza dei benefici dell’attività motoria perché, purtroppo, non tutti ne fanno abbastanza e spesso passano troppe ore davanti a tv e videogiochi a discapito del movimento.

La delega ai gemellaggi in che cosa consiste? Sono anni che Asti non si gemella più con nuove città e il più delle volte si ricordano le città gemelle solo quando si accolgono, per un paio di giorni, piccole delegazioni sul territorio.

In effetti l’ufficio gemellaggi è nato 40 anni fa quando non esisteva internet e non c’erano molte occasioni per scambi culturali. Punto a creare più “patti di amicizia” che sono meno complessi dei gemellaggi e a svecchiare il modus operandi del settore, magari istituendo la figura del personal travel comunale.

Ha un grande sogno per futuro di Asti?

Il mio sogno è una risposta economica per la città: trasformare Asti nella capitale mondiale del vino. Asti deve tornare ad essere, in tutti i sensi, un capoluogo e gli astigiani devono tornare ad apprezzare ciò che il territorio ha da offrire. Questo è il mio sogno.

Riccardo Santagati

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Scopri inoltre:

Edizione digitale