Negli ultimi 6-7 anni, per rallentare la malattia che affliggeva mia moglie, mi fu consigliato di farla camminare e così abbiamo rivisitato tutte le stupende colline ed i borghi che amo fin da bambino.
Dico questo per chiarire che, come voi, conosco bene questo territorio, ma avrei comunque difficoltà a definire, con poche parole, una sua immagine. Cosa potremmo dire a uno straniero? Terre del vino? Inutile, sono tante, troppe le aree produttive e i grandi vini, come i tartufi sono ormai immagine dell’Albese.
Il nostro è un territorio bello e gradevole ma, nel Paese più ricco al mondo di arte e bellezza, non è in grado di distinguersi. Asti non è Venezia o Siena, non ha musei come gli Uffizi o opere d’arte in grado di mobilitare il turismo.
Faccio un esempio. La prima volta che mi recai a Cracovia fu solo per vedere dal vivo il capolavoro di Leonardo «La Dama con l’ermellino», così come milioni di cittadini appassionati si recano a Parigi (anche) per vedere «La Gioconda».
Mi domando: cosa potremmo fare noi Astigiani per dare alle nostre terre un’immagine distintiva, efficace ed attraente? Un’idea mi è venuta durante una gita tra le nostre colline con amici francesi, i quali alternavano entusiasmo per il paesaggio ad una forte repulsione per gli enormi e frequenti muraglioni in cemento, grigi e sporchi ed anche per certi brutti capannoni tra il verde delle campagne. Per carità, tutte cose necessarie: le colline franano e la gente deve poter lavorare, ovvio. Cosa possiamo fare al riguardo?
Credo servirebbe almeno ricoprire tutto questo utilizzando i vegetali e trasformando in pochi anni l’astigiano nel «territorio più verde d’Europa». È possibile? Certo, l’edera, la vite vergine, i vegetali vari possono ricoprire tutto quanto possa urtare le dolci sfumature, i colori del nostro paesaggio.
Potremmo, con l’aiuto dei cittadini, delle Pro loco, dei sindaci, piantare rampicanti sopra o alla base dei muri, degli ingombri, delle case brutte, facendole scomparire alla vista in poco tempo, amalgamando tutto con il verde, a costo quasi zero.File di alberi adatti, alte siepi, canneti (e quant’altro possano suggerire i botanici esperti) per nascondere inestetismi generati dal tempo o dall’incuria.
Con interventi di vario tipo, a basso costo e ad alta condivisione possiamo formare una nuova immagine di cui i nostri figli saranno fieri e che potrà dare tanti benefici. Pensate al vino, agli ortaggi, ai prodotti nati nel «territorio più verde d’Europa»! Pensate al turismo!
Tutto questo può nascere da una volontà collettiva se anche gli enti pubblici e le associazioni saranno disponibili. Tenete conto che «più verde» vuol dire «più sano» e che Asti è la terza città più inquinata d’Italia! Un’operazione come questa in un mondo che lotta per l’ambiente e contro i cambiamenti climatici avrebbe un appoggio generale, potrebbe accedere a fondi europei! Il solo annuncio sarebbe in grado di orientare l’attenzione dei media, con una ricaduta pubblicitaria di cui Asti ha tanto bisogno.
Aggiungo che nel clima positivo e senza controindicazioni di un’operazione come questa si creeranno le condizioni per favorire anche le comunità locali. Forse il mio è solo un sogno ma sarei felice se si potesse stimolare un dibattito. Soprattutto spero nella partecipazione della nostra Chiesa Cattolica, da sempre artefice delle comunità solidali. Cominciamo insieme un percorso utile per tutti, senza targhe, nomi, interessi individuali: come amici! In questo modo forse possiamo compierlo.
Ottavio Coffano
Architetto e scenografo