Hanno tentato di rispondere a un interrogativo ambizioso “Turismo: oro nero per il Piemonte?” gli Argonauti della piattaforma “Fare: progetti per Asti”, proponendo un’occasione di confronto in Comune, martedì scorso
Hanno tentato di rispondere a un interrogativo ambizioso “Turismo: oro nero per il Piemonte?” gli Argonauti della piattaforma “Fare: progetti per Asti”, proponendo un’occasione di confronto in Comune, martedì scorso. Corrado Griffa, che ha coordinato la serata, è partito da un dato nazionale (fonte: www.truenumbers.it): «In Italia gli addetti al turismo sono meno del 5% e mi fa impressione che alcune regioni della Scozia registrino invece il 10%. Se il turismo è l’oro nero dell’Italia, è un oro che resta molto in miniera». Parlando di Asti ha sottolineato che «solo il 45% delle camere degli alberghi è costantemente occupata, si tratta di una carenza di domanda o di offerta?»
L’offerta si configura come un insieme di strutture, risorse ed eventi che si realizzano in città e, a questo proposito, Griffa ha avuto l’impressione che durante il raduno degli Alpini, «ci sia stato un picco di euforia collettiva e dopo? Tutto piatto». Opinione che potrebbe però essere contestata se si pensa che si è da poco concluso Vinissage, Passepartout, che la città ha visto la finale degli Orange in piazza San Secondo e che c’è stata la notte Green e poi Blu. Certo, tutto è perfettibile, ma il periodo successivo agli alpini è stato piuttosto denso di eventi. Maria Elena Rossi, direttrice dell’Ente per lo sviluppo turistico del Piemonte, ha incentrato il suo intervento sull’importanza della personalizzazione dell’offerta turistica che non può prescindere da una conoscenza specifica del tipo di turista che vorremmo avere. «Dobbiamo andare a cercare i turisti. Bisogna essere ingegneri del turismo profilando bene il target. Qui ci sono pochi letti, l’occupazione ha picchi solo nei mesi autunnali. Si dovrebbe ragionare sui mesi dell’anno per riempire sempre le camere».
Di altro avviso Cesare Emanuel, Magnifico Rettore dell’Università del Piemonte Orientale, che ha sottolineato come i dati debbano rapportarsi alla realtà perché, in merito all’occupazione camere, tengono conto solo di chi si ferma a dormire due notti. «E chi dorme una notte sola? E chi ha una seconda casa e viene nell’Astigiano per il weekend? Il mondo è cambiato e la statistica non sa adeguarsi». In merito alla personalizzazione dell’offerta, il rettore si è augurato che si costruiscano prodotti espressione dell’identità del territorio e che non si snaturino. Tra i presenti al convegno anche l’Assessore Andrea Cerrato che, sempre in tema di dati, ha preso la parola dicendo che: «E’ ora di parlare non di Astigiano, ma di Monferrato e Langhe altrimenti i dati non sono comparabili». Dato sicuramente positivo è che le strutture extralberghiere, B&B e agriturismi, nell’Astigiano sono in crescita e ne ha parlato Lucia Barbarino, vice presidente ATL di Asti e provincia. Tutti i relatori e parte del pubblico, si sono trovati concordi sulla necessità di una formazione adeguata delle risorse che lavorano nel turismo o che guardano a tale settore.
Il rettore dell’Università del Piemonte Orientale ha presentato le facoltà dedicate, così come Francesco Scalfari, direttore di Astiss, ha ricordato i due master che hanno sede di svolgimento ad Asti, quello in Sviluppo Locale che afferisce all’Università del Piemonte Orientale e quello in Management e creatività dei patrimoni collinari dell’Università di Torino.
Alessia Conti