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Un detenuto si racconta: "L'aspetto più durosono i 9 anni ancora da scontare"
Attualità

Un detenuto si racconta: "L'aspetto più duro
sono i 9 anni ancora da scontare"

Poche ore all’interno del carcere, tra i detenuti riuniti nello spazio del teatro per partecipare ad un incontro offerto dal Salone del libro, con le guardie della Penitenziaria che in modo

Poche ore all’interno del carcere, tra i detenuti riuniti nello spazio del teatro per partecipare ad un incontro offerto dal Salone del libro, con le guardie della Penitenziaria che in modo assolutamente discreto assistono all’evento: la voglia di comunicare con il mondo esterno e di sentirsi presenti a quanto c’è al di fuori di quelle mura la si respira chiaramente. Si legge negli sguardi, così come nel sorriso del giovane detenuto che offre a Lella Costa un braccialetto in dono, per ringraziarla della sua presenza tra loro e del regalo delle sue parole, sapienti, vivaci, di grande positività, allegre. Ad ascoltare Lella Costa, coinvolgente in ogni sua riflessione, battuta scherzosa o racconto dei suoi ricordi, ci sono anche alcuni detenuti della sezione di “alta sicurezza” del carcere di Quarto.

E’ il settore in cui si trovano i condannati per reati di tipo associativo, sottoposti ad una sorveglianza più stretta rispetto ai detenuti comuni. Con tanti anni da scontare in prigione. Ci viene data la possibilità di conoscere uno di loro. Vincenzo De Raco ha 45 anni, è calabrese, di Cittanova. Affabile, i modi gentili, un sorriso dolce e solare, lo sguardo che non cela, a tratti, una grande malinconia. Si trova ad Asti da quattro anni. Ma sono 17 quelli che ha già trascorso in carcere, sempre in regime speciale. E ancora 9 quelli che lo attendono. «L’aspetto più duro in questo momento è proprio il pensiero degli anni che ancora mancano prima di poter uscire dal carcere», racconta Vincenzo, non nascondendo la difficoltà della vita del “regime speciale”. Ci racconta di come si svolge la sua giornata, delle sere in socialità, dell’ora d’aria nello spazio compreso tra mura altissime; anche del compito che gli è assegnato all’interno del carcere, quello di “scrivano”, ossia di passare cella per cella occupandosi di raccogliere necessità e richieste da parte dei detenuti.

Nell’occasione in cui abbiamo avuto modo di conoscerlo, lo vediamo curare con grande meticolosità e premura la parte tecnica di una registrazione audio. Vincenzo De Raco lavora al progetto “Audiolibri”, curato all’interno del carcere di Quarto dall’attore Aldo Delaude. Vincenzo spiega che la cosa che più gli importa non è tanto raccontare la sua vicenda personale, comune a tanti nel nostro Paese: quel che gli preme è mettere in evidenza proprio l’importanza di poter partecipare a progetti che consentono la crescita personale e offrono una concreta prospettiva per la vita e il lavoro futuro. E’ stato in diversi istituti di detenzione, a Milano, Torino, Genova, La Spezia, Vercelli e poi Asti. Dalla sua una grande intelligenza e tanta curiosità, come sottolinea anche chi in questi ultimi anni ha avuto modo di portare avanti progetti con lui. Qualità che lo aiutano a voler imparare e a mettere a frutto nel miglior modo il suo tempo: «Altrimenti quando usciremo, sembreremo delle scimmie».

Marta Martiner Testa

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