«Si parla spesso dei problemi dei giovani e degli aspetti negativi dell’età dell’adolescenza. Al contrario, io vorrei portare una testimonianza positiva. Protagonisti i compagni di classe di mio figlio Mattia, 19 anni».
A parlare è Antonio Rinaldi, papà di un ragazzo disabile, affetto da autismo, frequentante la classe IV M (indirizzo multimediale) del liceo artistico Benedetto Alfieri.
Ha infatti sentito la necessità di rivolgersi al nostro giornale per raccontare come il concetto di inclusione possa essere tradotto in comportamenti concreti semplicemente grazie alla sensibilità e alla spontaneità. Portandosi dietro quegli effetti benefici che allargano il cuore.
Il ringraziamento
«Sento il desiderio di esprimere un riconoscimento e un ringraziamento agli insegnanti e al gruppo classe – afferma – perché, arrivato alle superiori, mio figlio Mattia ha incontrato un contesto scolastico che definirei fantastico. Un risultato per nulla scontato. Al contrario, in precedenza aveva riscontrato diverse difficoltà per il cambio continuo di insegnanti di sostegno e per il fatto che dalla scuola (mai dalle famiglie) si tendeva a non coinvolgerlo nelle attività comuni.
In questo caso, invece, fin dal primo anno ha vissuto a contatto con compagni che gli hanno riservato un atteggiamento fraterno, fatto di piccole attenzioni e spontaneità. Unitamente alla sensibilità degli insegnanti, mio figlio ha finalmente iniziato ad amare la scuola, tanto che è dispiaciuto nei giorni festivi o di vacanza».
La festa di compleanno e le iniziative
Il signor Rinaldi racconta anche un episodio recente. «A fine novembre Mattia ha compiuto gli anni e i suoi compagni hanno organizzato una festa a sorpresa in pizzeria, in occasione della quale si sono travestiti da Super Mario Bros, il suo personaggio preferito, con la partecipazione anche degli insegnanti».
Da qui alcune riflessioni. «Da quando frequenta questa scuola – assicura Antonio Rinaldi – mio figlio è migliorato molto. La partecipazione ad attività extradidattiche (teatro, realizzazione di un cortometraggio, gite) e ad occasioni di svago con i compagni (serate al cinema o in pizzeria) lo stanno aiutando a mitigare le rigidità degli schemi e della routine che caratterizza la patologia, limandone le difficoltà. La parte terapeutica, infatti, risulta asettica se non inserita nel gioco delle emozioni e del cuore. E il cuore di questi insegnanti e ragazzi è molto grande. Ciò mi fa riflettere sul fatto che i giovani, se inseriti in un contesto positivo, sono in grado di interiorizzare valori significativi e importanti che poi esprimono quotidianamente».