Il 9 luglio scorso Torino si colorava di giallo Coldiretti e si popolava di agricoltori per richiamare l’attenzione degli enti superiori sul problema ungulati. Coldiretti Asti era in prima fila e, unita alla mobilitazione regionale, esortava enti superiori ed enti preposti ad un subitaneo e concreto intervento per porre fine all’annoso e drammatico problema dei cinghiali. L’otto ottobre scorso, sulla tangenziale astigiana, l’attraversamento di alcuni cinghiali provocava l’ennesimo grave incidente stradale, questa volta, tra un’ambulanza e due auto. Ora, fortunatamente, fuori pericolo, per i conducenti dei mezzi poteva andare peggio.
Anche per i nostri agricoltori la situazione continua ad essere pesante ed esasperante. Da gennaio ad oggi, Coldiretti Asti ha inoltrato all’Atc AT1 e AT2 ben 763 domande per danni causati in primis cinghiali, ma anche caprioli, alle aziende agricole (il 70% in più rispetto al 2020). A questi danni/numeri, vanno aggiunti quelli dei concessionari delle riserve private e quelli rilevati delle altre Organizzazioni Agricole.
Complessivamente, si stima che i danni interessino una superficie agricola, nel solo astigiano, di oltre 2500 ettari. Ad essere maggiormente colpite sono le coltivazioni di mais, i prati, gli orti, i noccioleti e i vigneti. “I cinghiali rappresentano un grave danno che dall’agricoltura si estende alla sicurezza pubblica e stradale, fino a minacciare fortemente il futuro economico del nostro comparto – tuona il Presidente Coldiretti Asti Marco Reggio – a rischio anche la rotazione del piano colturale, con conseguenti ripercussioni sulla capacità di soddisfare il fabbisogno degli allevamenti interni alle aziende e di garantire sostenibilità ambientale e salute del terreno. E’ inaccettabile che a distanza decenni, caratterizzati da ripetute segnalazioni, mobilitazioni, danni e incidenti, nulla sia cambiato”.
“L’invasione dei cinghiali è diventato un problema anche sociale – prosegue il Direttore Coldiretti Asti Diego Furia – dai boschi alle campagne fino alla città il loro avanzare è sotto gli occhi di tutti e le minacce si moltiplicano impattando fortemente anche la sicurezza pubblica stradale. Non vorremmo più aprire i giornali e leggere di drammatici incidenti; non vorremmo più leggere l’esasperazione nei volti dei nostri agricoltori”.
Con l’apertura della nuova stagione venatoria (da inizio ottobre), ritornano ad essere alte le aspettative nei confronti dei cacciatori, chiamati a ridurre la popolazione degli ungulati. “Dai cacciatori ci aspettiamo un grande impegno, nel rispetto del ruolo di controllo, della fauna selvatica e dell’ambiente, a cui sono chiamati – precisa Luigi Franco, vice Direttore Coldiretti Asti con delega alla Fauna Selvatica. – Coldiretti Asti vigilerà sul loro operato e sull’andamento della stagione venatoria. In assenza di risultati efficaci metteremo in campo forze, strumenti e azioni per recuperare equilibri, sicurezza e salvaguardia delle nostre produzioni agricole. Riteniamo che con l’introdotta possibilità di autodifesa e con la presenza di tutor adeguatamente preparati si debba poter porre concretamente e definitivamente fine al problema cinghiali, superando la calda diatriba tra cacciatori e agricoltori. Rinnoviamo, dunque, l’appello alle istituzioni competenti, quali Atc, Provincia di Asti e Regione Piemonte, per un decisivo intervento a tutela della sicurezza stradale, del comparto agricolo e dell’ambiente”.
Queste, le 4 richieste avanzate da Coldiretti all’attenzione di Regione Piemonte e Stato:
1) immediato riscontro alle istanze degli agricoltori;
2) supporto agli agricoltori affinché vengano coadiuvati da forze dell’ordine, guardie venatorie, cacciatori e proprietari/conduttori di fondi iscritti ad apposito elenco regionale;
3) allargamento del calendario venatorio includendo i mesi da settembre a gennaio;
4) regia, a livello prefettizio, delle azioni di contenimento e prelievo, alla luce della specifica competenza per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza.