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Intervista

«Vi racconto chi era Einaudi»

Luigi Florio, tra i promotori del convegno di sabato, tratteggia, anche con alcuni curiosi aneddoti, la figura dell’ex presidente della Repubblica

Avvocato Florio, davvero il presidente Einaudi aveva un rapporto speciale con Asti?

Einaudi era un cuneese nato a Carrù e cresciuto a Dogliani, legato profondamente al Piemonte rurale, agricoltore egli stesso, e questo lo portava a una naturale vicinanza con una realtà agricola come la nostra.

Visitò spesso la nostra città?

Sì e non solo da presidente. Ad Asti aveva amici, come l’avvocato Ernesto Artom, che nel 1919 insieme a lui fu nominato senatore del Regno. Studioso di Cavour, aveva una sincera ammirazione per lo zio di Ernesto, Isacco Artom, che di Cavour fu con Costantino Nigra il più stretto collaboratore. Ad Asti tenne un importante discorso al teatro Alfieri nel 1946, quand’era candidato liberale all’Assemblea Costituente nel collegio Cuneo-Asti-Alessandria: in quell’occasione tratteggiò nitidamente i connotati della futura Costituzione. È stato, tra tutti i presidenti, quello che ha compiuto nella nostra città il maggior numero di visite ufficiali, tre, di cui la prima a pochi mesi dal suo insediamento al Quirinale, subito dopo la tragica alluvione del settembre 1948.

E pochi mesi dopo fu di nuovo ad Asti per celebrare Alfieri…

Nell’aprile 1949, per i 200 anni dalla nascita del trageda. Einaudi era un cultore di Alfieri, che annoverava tra i precursori del Risorgimento. In quell’occasione caldeggiò con il direttore del Centro Studi Alfieriani, Pietro Cazzani, la pubblicazione dell’edizione critica delle opere alfieriane, che di lì a poco prese avvio anche grazie a quell’incoraggiamento.

Sotto il profilo umano che persona era?

Un uomo estremamente semplice, che conduceva una vita morigerata, sempre al fianco dell’amatissima moglie Ida, di cui si innamorò quando lei era sua allieva in un istituto superiore di Torino. Einaudi metteva in pratica nella vita privata i principi che predicava in quella pubblica: agire correttamente, non tradire la fiducia degli altri, non sprecare mai il denaro, risparmiare sempre e indebitarsi solo se necessario per un investimento. Proverbiali le sue abitudini da cittadino qualsiasi, anche quando fu ai vertici dello Stato: basti dire che da governatore della Banca d’Italia e contestualmente ministro del tesoro, delle finanze e del bilancio, quando poteva si muoveva in treno. Al Quirinale lasciò di stucco il maggiordomo, abituato alle solenni formalità della monarchia, chiedendo ai commensali, durante un pranzo con i giornalisti del “Mondo”, se qualcuno desiderasse dividere con lui una pera piuttosto grossa che non voleva andasse sprecata; Ennio Flaiano, presente al pranzo, rese pubblico l’aneddoto molti anni dopo.

Altre curiosità del personaggio?

Rimanendo nel campo della vita privata, ne citerei due. Quando, ventinovenne, si innamorò della sua bellissima allieva Ida Pellegrini, diciottenne, per l’epoca ancora minorenne, Einaudi chiese al preside della scuola di convocare il padre della ragazza e metterlo al corrente del suo amore per lei. Il preside non si tirò indietro e la sua dichiarazione al padre dovette essere davvero convincente: i due si sposarono pochi mesi dopo.

L’altra?

L’altra è personale, o meglio familiare. Nel 1955 o ’56, terminato il mandato presidenziale, Einaudi ricevette a Dogliani una delegazione di liberali astigiani, tra cui anche mio padre. In seguito sentii più volte papà raccontare quanto l’avessero colpito il carisma del presidente, la dolcezza di donna Ida, la bontà del dolcetto Einaudi e – sottolineava con un sorriso – la “parsimonia einaudiana” di cui diede prova il presidente nel versarlo agli ospiti.

Nella foto, l’arrivo di Einaudi alla stazione di Asti nel 1949 per la sua seconda visita ufficiale da presidente.

 

Le tante «vite» del Presidente: per il 150° della nascita

Il convegno, che si inserisce nelle iniziative promosse in tutta Italia dal “Comitato Einaudi 150”, si terrà nel salone della Banca di Asti (piazza Libertà 23) con inizio alle 10,30 e vedrà gli interventi di cinque relatori: Pietro Paganini, docente universitario e fondatore di Competere.eu («L’agricoltura cardine del pensiero einaudiano»), Giuseppe Facchetti, giornalista economico e presidente del Centro Documentazione e Ricerca Luigi Einaudi («L’europeismo misconosciuto di Einaudi»), Luca Einaudi, direttore generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e pronipote dello statista («Luigi Einaudi tra storia e ricordi di famiglia»), Luigi Florio (foto sotto), avvocato e già sindaco di Asti («Quel Presidente legatissimo ad Asti»), Giuseppe Vegas, presidente nazionale del «Comitato Einaudi 150», già presidente Consob («Einaudi, il Governatore che salvò la lira»). L’incontro sarà aperto dai saluti di Giorgio Galvagno, presidente di Banca di Asti, e di Alberto Bazzano, presidente del Rotary Club Asti; condurrà Rita Balistreri, vicepresidente dell’Unione Giornalisti e Comunicatori Europei; uno spazio sarà riservato all’interlocuzione tra i relatori e i direttori de “La nuova provincia”, Fulvio Lavina, e di “Astigiani”, Sergio Miravalle.

 

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