Oltre 11 miliardi per il vino Made in Italy nel 2021 grazie alla riapertura della ristorazione in tutto il mondo e la ripresa delle esportazioni, questa la stima di Coldiretti in occasione della diffusione dei dati Assoenologi-Ismea-Uiv che confermano le previsioni quantitative della maggiore organizzazione agricola di inizio vendemmia il 2 agosto scorso. Un fatturato raggiunto grazie all’aumento dei consumi interni e delle esportazioni.
“L’Italia, nonostante le difficoltà dell’anno del Covid, – sottolinea Marco Reggio Presidente Coldiretti Asti – resta leader mondiale davanti a Spagna e Francia”.
“Dalla vendemmia in Italia si attiva un sistema che offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio” spiega il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare “il protagonismo dei giovani agricoltori in un settore importante come quello vitivinicolo”.
“L’elemento che caratterizza maggiormente la nuova stagione del vino italiano – continua Diego Furia Direttore Coldiretti Asti – è l’attenzione verso la sostenibilità ambientale, le politiche di marketing, anche attraverso l’utilizzo dei social, e il rapporto con i consumatori, con i giovani vignaioli che prendono in mano le redini delle aziende imprimendo una svolta innovatrice, ricordiamo che il comparto vitivinicolo astigiano vanta quasi 4 mila imprese e oltre 14 mila ettari di superficie vitata”.
“A preoccupare – continua il Direttore Furia – sono anche le nuove politiche europee come la proposta di mettere etichette allarmistiche sulle bottiglie per scoraggiare il consumo o anche il via libera dell’Unione Europea a nuove pratiche enologiche come la dealcolazione parziale e totale che secondo la Coldiretti rappresenta un grosso rischio ed un precedente pericolosissimo permettendo di chiamare ancora vino un prodotto in cui sono state del tutto compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di un trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino”.
“Particolarmente grave – concludono Reggio e Furia – è la decisione di considerare i vini de-alcolati e parzialmente de-alcolati come prodotti vitivinicoli e di consentire tale pratica anche per i vini a denominazione di origine protetta o indicazione geografica protetta”.