Sono tante le tecniche usate per ingannare le proprie vittime: chi si presenta con storie strappalacrime, chi si ingegna con le truffe dello specchietto dell'auto o dell'orologio rotto e induce la vittima a ritirare soldi in banca per un risarcimento rapido e "senza conseguenze", chi propone la vendita di gioielli o pietre preziose come un affare da non perdere. Ma perché gli anziani vengono spesso truffati e derubati da emeriti sconosciuti? Per cercare una risposta…
Non accenna a diminuire il fenomeno delle truffe messe a segno nei confronti soprattutto delle persone anziane, attuate da ladri senza scrupoli e dalla grande abilità, che riescono a trarre in inganno bersagli potenzialmente deboli. Anche negli ultimi giorni si sono verificati casi di finti operai che si introducono nelle abitazioni con la scusa di qualche guasto, dell'acquedotto o del gas, per poi rovistare nelle stanze, dopo aver distratto il padrone di casa, nell'intento di rubare soldi e gioielli. Strausato anche lo stratagemma dell'apparecchio per il rilevamento dei guasti, con la scusa del quale i ladri chiedono agli anziani di riporre denaro e gioielli nel freezer, «per evitare che vengano danneggiati» dall'apparecchio stesso.
Ma sono tante le tecniche usate per ingannare le proprie vittime: chi si presenta con storie strappalacrime dicendo che è stato mandato da figli o nipoti per farsi dare denaro da consegnare loro, chi si ingegna con le truffe dello specchietto dell'auto o dell'orologio rotto e induce la vittima a ritirare soldi in banca per un risarcimento rapido e "senza conseguenze", chi propone la vendita di gioielli o pietre preziose come un affare da non perdere. Ma perché gli anziani, spesso diffidenti e guardinghi, vengono altrettanto spesso truffati e derubati da emeriti sconosciuti? Per cercare una risposta a tale interrogativo ci siamo rivolti al dottor Evaristo Steffanelli, psicologo e psicoterapeuta, specializzato in psicogeriatria.
«Oggi non si parla più solo di terza età (tra i 70 e gli 85 anni), ma di quarta età, quando si vive oltre gli 85 anni. Le persone anziane fanno parte delle cosiddette "fasce deboli" della società contemporanea, caratterizzata da paradossi e dagli estremi opposti -? spiega il dottor Steffanelli -? Riguardo gli anziani, uno di questi paradossi è il fatto che essi sono immersi in una serie di reti potenzialmente ricche di scambi relazionali (come associazioni ad esempio), tuttavia, spesso, molti di loro si trovano relegati in una condizione di solitudine. La senilità comporta anche una condizione di "fragilità affettiva", che diventa un "grimaldello" centrale nella truffa e nella sopraffazione agli anziani stessi».
Il dottor Steffanelli, che nel 2010 aveva anche tenuto un corso di formazione in qualità di collaboratore Asl in sinergia con la Questura di Asti presso la Spi?Cgil sulle truffe agli anziani, ci spiega quali sono le caratteristiche di chi compie tale tipologia di reati: «Spesso sono giovani al di sotto dei 40 anni, nella maggior parte dei casi di sesso maschile: potremmo dire che dal punto di vista psicologico tali individui hanno ridotto la loro capacità di empatizzare e quindi di mettersi nei panni dell'altro, svalutandolo come persona e considerandolo come un oggetto, un "bancomat"». Qual è la reazione degli anziani vittime di una truffa? «Sono invasi da emozioni contrastanti: da una parte la rabbia per quanto accaduto e per vedersi ridotti i loro risparmi di una vita ed anche aver preso coscienza del raggiro; dall'altra parte provano vergogna. Tendono quindi a non denunciare il fatto (si conoscono solo i casi denunciati alle autorità, meno del 50%) sia alle autorità sia ai propri familiari per timore di essere rimproverati e considerati "ingenui". Le conseguenze di tale disagio si ripercuotono sulla mente e sul corpo, vale a dire che gli anziani vittime di truffe e sopraffazioni aumentano anche i disturbi d'ansia e i disturbi dell'umore ed anche le somatizzazioni», evidenzia il dottor Steffanelli.
Come fronteggiare dunque tali pericoli? «È necessaria un'opera di "prevenzione psicologica", oltre a quella svolta dalle forze dell'ordine -? dice Steffanelli -? Mi riferisco al necessario contributo che in prima istanza devono svolgere i famigliari: è necessario comunicare e non aver timore di esternare emozioni quali la paura nel dover affrontare e gestire situazioni quotidiane che si prestano ad imprevisti. In questo caso, quando ci si trova di fronte a sconosciuti che bussano alla porta o che fermano per la strada, se non sono persone conosciute, non aprire anche se questi hanno false divise e/o tesserini, anche quando si dichiarano amici di qualche familiare. Occorre una rete di solidarietà che parta dalle famiglie e si allarghi alle istituzioni, le quali hanno il dovere di informare e fornire gli strumenti necessari per arginare tali reati, che più di tutti offendono la dignità della persona e direi anche il senso di civiltà della nostra società».
Marta Martiner Testa