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Cronaca

Asti, altra aggressione in carcere: detenuto prende a schiaffi un agente penitenziario

E’ successo nel pomeriggio di ieri. E’ solo l’ultimo di una serie di episodi violenti. Le accuse dell’Osapp all’operato della direzione

Bollettino di guerra

Sembra un bollettino di guerra quello che i sindacati della Polizia Penitenziaria aggiornano ogni settimana dal carcere di Alta Sicurezza di Asti. E la guerra è quella contro la disciplina tenuta dai detenuti della Casa di Reclusione che ospita, ormai da due anni, non detenuti comuni, ma quelli con condanne definitive molto lunghe, fino agli ergastoli.

Detenuto con fine pena nel 2036

L’ultimo episodio è accaduto ieri pomeriggio quando un detenuto di origini pugliesi di 40 anni, in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso, rapina e altri reati gravi condannato ad una pena che finirà di scontare nel 2036 ha aggredito a schiaffi un agente in servizio nella sezione A2.

La denuncia arriva dal sindacato Osapp che riferisce come l’aggressione sia avvenuta all’uscita dalla saletta della socialità e come il detenuto non abbia fornito i motivi di tale comportamento.

Solo l’ultimo di una serie

Questo è solo l’ultimo di una serie di episodi di aggressione nei confronti degli agenti in servizio avvenuti in poche settimane. Una situazione di pericolo e di insicurezza che era stata ampiamente denunciata da tutti i sindacati anche attraverso un sit in di protesta dieci giorni fa davanti ai cancelli del carcere.

Accuse di impunità alla direzione

«Purtroppo ad Asti – scrive Leo Beneduci, segretario generale Osapp – oltre alla mancanza di iniziative da parte dlel’autorità regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, si subiscono gli effetti del blocco dei procedimenti disciplinari nei confronti dei detenuti che già si erano resi protagonisti di altri episodi di cattiva condotta». L’accusa è rivolta alla gestione della  direzione che, sempre secondo l’Osapp, determinerebbe la sostanziale impunità dei soggetti responsabili di atti violenti nei confronti degli appartenenti alla Polizia Penitenziaria.

«Di queste vicende – dice ancora Beneduci – abbiamo più volte informato sia i vertici dell’Amministrazione Penitenziaria, sia il Dicastero della Giustizia, il capo del Dap e il ministro Bonafede, ma sembra che, al di là delle dichiarazioni di principio, non si mai addivenuti ad una concreta soluzione».

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