Mentre ancora non si è spenta l’eco su quanto restituito dalle telecamere segrete installate in un asilo nido cittadino con allontanamento di due maestre (e titolari) dall’attività, arriva un’altra storia a tratti sovrapponibile per tipo di accuse rivolte. E arriva da un Comune della provincia dove però, a differenza del caso di Asti, non vi sono immagini a cristallizzare comportamenti e gesti che poi saranno oggetto di valutazione dei giudici.
E la denuncia non è partita da un genitore, ma da una maestra che lavorava nella struttura (ora è stata trasferita in altro asilo).
L’insegnante ha segnalato e sottoscritto un episodo molto grave, se confermato. Ovvero di aver visto una collega sollevare un bambino e scaraventarlo dentro il bagno dopo averlo chiuso dentro incurante delle sue urla e dei suoi pianti. Ma non solo. fra le accuse rivolte alla stessa insegnante, ce ne sono numerose che riguardano un modo di trattare i piccoli molto lontano da quello che ci si attende da un’educatrice. Atteggiamenti contenuti nell’avviso di fine indagini firmato dal pm Masia in cui si parla di strattonamenti ripetuti nei confronti dei bambini (anche di uno con evidenti e certificati problemi a deambulare), di obbligo di consumare tutto il cibo nei piatti, anche a costo di far restare i piccoli da soli per lungo tempo seduti a tavola in lacrime, di castighi severi anche solo per il rifiuto di mangiare un biscotto. E poi una serie di accuse che invece toccano da vicino l’origine etnica dei piccoli a lei affidati. I bambini stranieri, sempre secondo quanto raccolto in fase di indagine, ricevevano dalla donna trattamenti più severi e richiami offensivi come “scimmione”.
Ma proprio la mancanza di prove documentali come può essere il filmato di una videocamera nascosta, ha portato il pm Greco, succeduto dopo il pensionamento del sostituto procuratore Masia, a chiedere l’archiviazione per l’insegnante e anche per il dirigente, che era stato coinvolto con accuse di omesso controllo sull’operato della maestra.
Secondo quanto appurato, a fronte della puntuale denuncia della maestra e la conferma di un gruppo di colleghe, vi sono altre insegnanti interrogate che hanno riferito di non aver mai presenziato a condotte scorrette dell’indagata nei confronti dei piccoli.
Queste due diverse versioni, per il pm che ha attualmente in carico il fascicolo, non portano ragionevolmente a pensare ad una conferma dell’accusa e ha scelto la via dell’archiviazione.
Contro la quale si è opposta la famiglia del bambino scaraventato nel bagno che, attraverso l’avvocato Mauro Vaccaneo di Canelli, ha presentato un’opposizione alla richiesta di archiviazione, chiedendo al gip di disporre nuove indagini, ascoltando altri testimoni e di non chiudere la vicenda con un nulla di fatto.
Anche in riferimento al forte stato di agitazione del bambino, con diagnosi di autismo, che al solo nome della maestra indagata andava in un fortissimo stato di agitazione e non voleva andare a scuola.
Non ancora fissata la data in cui il gip deciderà se archiviare il caso oppure no.
Da questa vicenda sono gemmati altri due procedimenti: il primo è la denuncia di mobbing presentata dalla maestra indagata nei confronti della collega che ha presentato l’esposto. E poi quello di taglio sindacale della maestra denunciante per il fatto di essere stata trasferita in altra scuola poco dopo aver riferito al dirigente i fatti di cui era stata testimone.