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Cronaca
Tribunale di Asti

Asti, figlie maltrattate e costrette ad inginocchiarsi sui chicchi di riso (e non solo): madre condannata a 8 anni e il patrigno a 15

Il tribunale crede ai racconti terribili di due ragazze sui maltrattamenti durati per anni. Al patrigno contestata anche l’accusa di violenza sessuale

La madre era accusata di aver perpetrato anni di maltrattamenti nei confronti delle due figlie fin da bambine, il suo compagno (non padre delle ragazzine) anche di violenza sessuale nei loro confronti. E il tribunale di Asti, nel collegio presieduto dal giudice Chinaglia con i giudici Demattei e Bertelli Motta, ha creduto pienamente ai terribili racconti fatti dalle due sorelle, oggi maggiorenni e da tempo allontanate dalla famiglia. Infliggendo alla coppia due condanne superiori persino a quanto chiesto dal pm Masia: 8 anni alla madre (contro i 5 anni e 4 mesi chiesti dalla pubblica accusa) e 15 anni al compagno (un anno in più della richiesta).

Il vaso di Pandora delle accuse si era aperto quando la più grande era stata data in affidamento ad un’altra famiglia, su richiesta della madre che ne aveva denunciato un atteggiamento violento ed aggressivo nei confronti suoi, della sorellina minore e del piccolo nato dalla nuova relazione.
La ragazza, effettivamente molto chiusa e sofferente, poco per volta, nel corso dei colloqui con gli psicologi, aveva raccontato di quanto subito nella casa di origine. E ha anche sempre chiesto aiuto per la sua sorella minore, che in quella casa era rimasta e che lei, circa una volta alla settimana, andava a trovare per non lasciarla sola. Da una di quelle visite era tornata con un vocale registrato sul cellulare in cui la ragazzina più piccola chiedeva di essere allontanata anche lei da sua madre e dal patrigno.
Erano stati interessati i Servizi Sociali e la Procura della Repubblica con un ufficiale di polizia giudiziaria che aveva fatto un sopralluogo trovando già qualche riscontro a quanto raccontato.
Aveva trovato una stanza piccola adibita a magazzino con delle coperte e un cuscino in terra e vicino i libri di scuola della bambina.
Perchè quella di essere lasciate dormire per terra, chiuse al buio, senza possibilità di andare al bagno perchè la maniglia era legata dall’esterno ad un termosifone per non consentire loro di uscire, è proprio una delle accuse. Ma non la peggiore.
Madre e patrigno sono accusati di scarso accudimento ma anche di punire le ragazzine in vari modi: dalle cinghiate all’obbligo di stare inginocchiate per ore, nude, sui chicchi di riso. Le bambine hanno raccontato che in più occasioni il patrigno aveva spruzzato loro lo straccio dei pavimenti imbevuto di urina del cane e che in un caso ha servito loro, a cena, proprio escrementi dello stesso cane perchè non avevano ripulito il terrazzo. Hanno detto che il patrigno urinava sui loro capelli quando avevano scoperto di aver preso i pidocchi a scuola.
E poi il terribile capitolo delle violenze sessuali addebitate al patrigno. L’uomo è accusato di aver abusato di loro, sistematicamente chiedendo che ripetessero gli atti visti in filmini pedopornografici.
E indottrinavano le bambine in modo che, in caso di intervento delle assistenti sociali, dicessero che in casa andava tutto bene.

Tutti presenti in aula alla lettura della sentenza: da una parte madre e patrigno accanto all’avvocato Claudia Malabaila che insieme al collega Caranzano ne ha curato la difesa e dall’altra parte le due sorelle, sedute vicine al loro legale di parte civile Maura Lanfranco.

Impassibile la coppia così come lo è stata durante tutte le udienze del processo, profondamente provate le due sorelle il cui viso si è allargato in un sorriso di liberazione quando hanno capito di essere state finalmente credute.

Il collegio ha anche disposto il risarcimento danni alle due sorelle con una provvisionale complessiva di 300 mila euro da dividere in due anche se difficilmente sarà rispettata viste le condizioni di grande indigenza della madre e del patrigno.

La “coda” del processo, alle repliche prima della sentenza, ha visto lo scontro di parte civile e difesa sull’interpretazione di quelle pagine di diario e delle lettere scritte da una delle sorelle proprio nel periodo preso in considerazione dalle accuse in cui cui non viene mai fatta menzione dei soprusi patiti in famiglia.

Per l’avvocato Lanfranco, parte civile, questo non prova che non fossero stati attuati, ma che erano così presenti nella vita delle ragazze da esserne diventati parte integranti come se fossero normali e dunque non degni di essere citati su carta.

Ovviamente opposta la lettura dell’avvocato Malabaila che ha invece insistito molto sul fatto che non ci fosse una sola riga di confidenza su quanto stessero vivendo in famiglia mentre erano stati messi per iscritto sul diario molti altri turbamenti molto personali.

Proprio la difesa ha già annunciato che farà ricorso in Appello facendo leva sul fatto che i maltrattamenti e le violenze denunciate dalle ragazze non hanno trovato riscontri in terze persone.

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