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Cronaca

Asti, gli avvocati svelano l’altra faccia della famiglia vittima di usura

Raffica di eccezioni dei difensori che rivelano come padre e due figli siano indagati per spaccio e la madre condannata per circonvenzione di incapace

Una prima udienza caratterizzata da una raffica di eccezioni sollevate dagli avvocati difensori quella che si è tenuta nei giorni scorsi a carico degli imputati dell’operazione “Game Over” portata a termine a maggio scorso da Polizia e Guardia di Finanza.
I capi di accusa sono una girandola di cifre ragguardevoli, con prestiti ed interessi che, in soli due anni, assommano a centinaia di migliaia di euro, senza contare un’auto di grossa cilindrata data “in pegno” e la disponibilità di un appartamento ad Asti.
Sotto processo ci sono Emanuele Lo Porto, il figlio Riccardo e la moglie Antonietta Cestari; Renato ed Emanuele Olivieri e Rosa Vinotti; Kreshnik Nikolli; Alfons Peraj e Luigi Cataldo.
Sono accusati, a vario titolo e con vari gradi di responsabilità, di aver prestato grosse somme di denaro ad una intera famiglia (padre, madre e due figli) e di aver chiesto in cambio interessi che sfioravano il 400%.
Una famiglia un po’ particolare quella che ha denunciato minacce, estorsioni e gli interessi da capogiro. Nonostante la madre facesse la badante, era riuscita a mettere insieme un notevole “tesoro” grazie ad una serie di eredità ricevute da anziani che lei accudiva. Si parla di qualche milione di euro che avrebbe potuto assicurare a sé e alla sua famiglia un futuro piuttosto roseo. Ma come hanno fatto, con tutte quelle eredità, ad aver bisogno di soldi? A causa del vizio del gioco di cui sono affetti padre, madre e figli, secondo le loro stesse ammissioni.
Un istinto compulsivo a giocare continuamente che avrebbe spianato il loro patrimonio fino ad arrivare a dover chiedere soldi in prestito al gruppo di imputati.
Nel processo che si è aperto nei giorni scorsi erano assistiti dall’avvocato La Matina intenzionati a costituirsi parte civile, ma a causa delle opposizioni delle difese su un vizio di forma, il collegio ne ha deciso l’estromissione. Rimangono comunque parti offese e saranno i primi a testimoniare all’udienza di metà gennaio.
Ma le richieste dei difensori hanno riguardato altri aspetti di questa famiglia.
E’ stato infatti chiesto al collegio di giudici di acquisire copia dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita ad inizio a novembre nell’ambito di un vasto giro di spaccio di cocaina nella città di Canelli con documentazione di cessioni di dosi per una grande quantità complessiva intorno ai 5 chilogrammi.
A seguito di quell’operazione, il figlio che in questo processo risulta come parte offesa, è stato arrestato in carcere mentre padre e sorella hanno l’obbligo di dimora.
Ma neppure la madre è uscita illesa dal fuoco di richieste della difesa che ha molto indagato su questa famiglia: è stata chiesta l’acquisizione di una sentenza a suo carico in merito ad una circonvenzione di incapace in cui è già stata condannata in primo e secondo grado.
Istanze tutte accettate dal collegio che ha invece rigettato quella avanzata dall’avvocato Mirate per avere, alle prossime udienze, gli imputati in aula in presenza.
I giudici si sono richiamati alle disposizioni anti Covid inerenti i processi e, visto che il tribunale di Asti dispone dal settembre scorso dell’impianto di videoconferenza, gli imputati potranno seguire il processo a distanza potendo comunicare con il loro difensore su una linea telefonica dedicata ogni volta che ne faranno richiesta.
Il processo riprenderà a metà gennaio con la testimonianza di madre e figlia parti offese.

Daniela Peira

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