Un lavoro minuzioso fatto sulle armi che, a marzo, erano state sequestrate in alcune cantine del quartiere Praia, fra via Pasolini e via Ungaretti e dentro un nascondiglio nel cantiere abbandonato dell'”Ecomostro” incompiuto, sempre nella stessa zona.
A quelle armi gli investigatori della Squadra Mobile erano arrivati nell’ambito dell’indagine partita nell’aprile del 2022 quando davanti al Pronto Soccorso dell’ospedale di Asti erano stati esplosi alcuni colpi di pistola verso persone che si trovavano sul marciapiede e solo per un caso fortuito nessuno era rimasto ferito.
Per quella vicenda sono già stati arrestati Maximiliano Vettoretti, Angelo Palumbo, Salvatore Buttaci e Samuele Cestari, ancora sotto ordinanza cautelare. Nel corso dei loro arresti erano state esequite numerose perquisizioni nel quartiere Praia nelle loro abitazioni e in altre case nella loro disponibilità e, dentro alcune cantine occupato abusivamente erano state ritrovate delle armi oltre a droga: mezzo chilo tra mafijuana e hashish, 2 fucili a canne mozze, 1 pistola provento di furto, 1 ordigno pirotecnico illegate e particolarmente potente, uno scooter rubato e 2 microtelefoni, di quelli che sempre più spesso entrano illegalmente nelle carceri per consentire ai detenuti di mantenere i rapporti con l’esterno.
Nonostante i forti sospetti cadessero sugli arresti, non era stato possibile nell’immediatezza attribuire la responsabilità della detenzione di quanto sequestrato; grazie al Dna ritrovato sulle armi, invece, i sospetti si sono trasformati in gravissimi indizi a carico dei detenuti colpiti ieri da un’altra accusa.
Sempre ieri mattina, la Squadra Mobile con i colleghi del Reparto Prevenzione Crimine, l’unità cinofila della Penitenziaria e agenti del Sisco, ha eseguito nuove perquisizioni che hanno portato ad un quinto arrestato, di cui non sono state rese note le generalità, trovato nella sua abitazione di Torino con un discreto quantitativo di droga. Italiano, è legato da vincoli di parentela ad uno degli arrestati.
Perquisizioni sono state eseguite anche nei carcere di Ivrea, Alessandria e Cuneo pur senza trovare i microcellulari dei quali però gli investigatori hanno certezza della presenza avendo fatto accertamenti tecnici e intercettazioni-