Un’altra sentenza del Tribunale di Asti, giudice Bottallo, a favore dei risparmiatori che hanno investito in buoni postali serie Q e P e hanno recuperato oltre 77 mila euro oltre al rimborso già disposto.
Si tratta di un’ulteriore sentenza su un contenzioso fra risparmiatori e Poste Italiane in merito ai convenientissimi buoni fruttiferi della serie “O” e della serie “P” degli Anni Ottanta che garantivano interessi molti alti. Così alti che il Governo, all’epoca guidato dall’astigiano Gianni Goria, nel 1986 emise un decreto con il quale cassò del tutto la serie “O”, mentre per la serie “ P” dettò la stampigliatura, su fronte e retro, dell’aggiornamento dei rendimenti, molto meno convenienti di quelli originari. Poi diede il via libera alla successiva serie “Q” meno allettante per i risparmiatori.
Un decreto che, evidentemente, non raggiunse, per anni, gli uffici postali più isolati della nostra penisola, tanto che per molto tempo i buoni della serie “P” continuarono ad essere proposti dagli impiegati e ad essere sottoscritti dai risparmiatori senza la timbratura prevista dal decreto o con la timbratura solo su un lato dei buoni.
«E’ una decisione importante – dichiara l’avvocato Alberto Rizzo specializzato in materia di diritto bancario e postale – per le migliaia di titolari di buoni postali che si sono visti riconoscere importi notevolmente più bassi rispetto ai rendimenti previsti negli stessi titoli. E’ fondamentale che ogni soggetto in possesso di un buono postale emesso dopo il giugno 1986 lo faccia esaminare per verifiare se ha diritto a ricevere un importo maggiore rispetto a quanto corrisposto da Poste».