E’ stato lo stesso pm, Greco, a chiedere questa mattina l’assoluzione di Aldo Rosio, attualmente presidente della sezione comunale e vicepresidente di quella provinciale di Federcaccia.
E il giudice, al termine di una breve camera di consiglio, ha disposto l’assoluzione con la formula ampia “perchè il reato non sussiste”.
Grande la soddisfazione di Rosio, sempre presente ad ogni udienza, accanto al suo difensore, l’avvocato Mirate.
«Il mio assistito è stato sulla graticola per quattro anni e mezzo – ha detto l’avvocato Mirate – ma finalmente è emersa la sua totale estraneità alle accuse».
Nell’arringa aveva sottolineato come questa inchiesta fosse nata da una faida fra esponenti dei cacciatori, con “qualcuno che si credeva un Padreterno” citando testualmente un passaggio del difensore, trovando anche “assurdo che lo Stato abbia speso così tanti soldi e tempo per un’indagine che fin da subito mostrava la sua inconsistenza”.
Indagine che era partita da una segnalazione dei Nas di Alessandria su un presunto giro di immissioni di lepri non autoctone nelle zone di ripopolamento e cattura gestite da Rosio, le cosiddette ZRC. Rosio, in veste di responsabile di quella dell’Isolone e presidente Federcaccia, avrebbe, secondo le accuse, presentato alla Provincia di Asti dei conti per i rimborsi che non corrispondevano alle spese effettivamente sostenue, incassandone una parte senza giustificazione.
La prima parte dell’inchiesta, quella relativa alle immissioni di lepri “aliene”, non è arrivata neppure al processo; già in istruttoria non sono stati provati gli acquisti di lepri estere, il loro arrivo ad Asti, i contatti fra Rosio ed importatori. Era rimasta in piedi l’accusa di “truffa” che, parimenti, il pm ha ritenuto non provata chiedendo l’assoluzione accolta dal giudice.
«I rimborsi sono sempre stati chiari e lineari, chiesti ed incassati con le modalità indicateci dalla stessa Provincia di Asti» aveva più volte sottolineato Rosio durante la sua deposizione.