Non è stato un fuoco d’artificio a causare la morte del ragazzino di 13 anni, Airudin Seferovic la notte di Capodanno durante i festeggiamenti al campo rom di via Guerra. La ricostruzione circolata nei primi giorni dopo la disgrazia è stata smentita dagli esiti dell’autopsia eseguita martedì scorso e le cui anticipazioni sono giunte alla Procura e ai carabinieri poco fa.
Nell’addome del ragazzino la dottoressa Veglia, medico legale incaricato dell’autopsia, ha rinvenuto residui di un proiettile calibro 12, usato solitamente nei fucili da caccia. Sicuramente è stato sparato da distanza ravvicinata il che fa propendere gli investigatori per una tragica fatalità avvenuta durante i minuti di passaggio dell’anno, durante i festeggiamenti al campo.
Nella giornata di ieri il campo rom è stato sottoposto a perquisizioni a tappeto da parte di 50 carabinieri del Comando provinciale ma non è stato trovato nulla che potesse essere legato allo sparo che ha provocato la morte del ragazzino. Sono stati risentiti tutti i testimoni presenti al momento dello sparo ma, al momento, non risulta indagato nessuno.
Daniela Peira