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Cronaca

Asti, in aula l’uomo accusato di aver violentato la figlia della convivente da quando aveva 5 anni

E’ arrivata in aula di Corte d’Assise la terribile storia scritta nei cinque capi di imputazione a carico di un uomo di  50 anni, attualmente detenuto al carcere di Torino  ed assistito dall’avvocato Marco Borio,  per le accuse raccolte dalla Polizia di Asti da una ragazza e dalla madre che avevano vissuto con lui molti anni.

E’ un decalogo dell’orrore quello che viene riportato sul rinvio a giudizio davanti alla Corte d’Assise. Non bastava un giudice monocratico, non bastava il collegio di tre giudici; serve una Corte che metta  insieme giudici di professione e giudici popolari per arrivare ad una sentenza su quest’uomo.

Dall’accusa di riduzione in servitù alla violenza sessuale su minori passando per i maltrattamenti. Per questo motivo, la pubblica accusa è sostenuta dal pm Pedrotta della DDA di Torino affiancata dal procuratore aggiunto di Asti Laura Deodato. Alti profili per gravissimi reati.

A pesare sul processo sono il racconto della compagna dell’imputato e soprattutto di sua figlia che ha ripetuto durante le indagini di essere stata violentata dal patrigno  per tantissimo tempo a partire da quando lei aveva solo 5 anni. E basterebbe già questa circostanza a colmare tutto l’orrore di cui si è capaci. Invece si aggiungono molte altre condotte che restituiscono una vita d’inferno dentro quella casa.

Nei racconti (e nei riscontri degli investigatori), sempre secondo le ipotesi accusatorie, la bambina veniva abusata quando la madre era fuori per lavoro (lui aveva come unica passione il tennis, non aveva impieghi e si faceva mantenere dalla donna) o quando era assente per altri motivi. Ma da un certo punto in avanti, l’uomo aveva preteso che la bambina dormisse con loro nel letto matrimoniale e per la madre è stato chiaro il motivo. Non ha mai denunciato perché, si legge sempre nelle accuse, lui era passato alle minacce di morte nel caso avessero fatto parola con qualcuno di quello che accadeva in casa.

L’uomo avrebbe convinto la ragazzina che era suo dovere soddisfare le sue esigenze sessuali, perché lei era più giovane e doveva sostituirsi alla madre nel ruolo di compagna.

E’ accusato di aver tenuto per anni la bambina chiusa in casa, in stanze al buio senza nessun confort, senza cellulare (quando era adolescente), con pochissimo cibo. E la voleva sempre a sua disposizione. Non solo schiava sessuale, ma anche schiavetta di casa, visto che la costringeva a fare le pulizie e, tanto per citare un esempio, a lavare il pavimento da inginocchiata per non dover acquistare neppure un mocio o uno strofinaccio con spazzolone. A completare il quadro, anche le accuse di percosse ripetute e violente, comprese le aggressioni a suon di racchetta da tennis.

Non avrebbe  smesso di abusare di lei neppure quando è stata data in affidamento ad un’altra famiglia: ogni volta che la bambina tornava per gli incontri e le visite alla madre, lui ne approfittava per sottometterla sessualmente.

E se ne compiaceva al punto di scattare foto e fare video della ragazzina, che voleva sempre vestita con abiti attillati e dalla quale pretendeva pose dal forte connotato sessuale. Durante la perquisizione sono emersi oltre 50 file dal pc dell’imputato, tutti con riprese pedopornografiche della figlia della convivente. Ma per quest’ultimo capo di imputazione è già intervenuta la prescrizione.

Ad interrompere questo orrore è stato un commerciante dal quale la madre andava ad acquistare. Giorno dopo giorno, l’uomo si era reso conto che la donna viveva un inferno in casa e poco per volta è riuscito ad entrare in confidenza al punto da farsi raccontare cosa stesse  succedendo a lei e soprattutto a sua figlia. E’ stato lui a convincerla ad allontanarsi da quell’uomo e a sporgere denuncia.

In aula, questa mattina, oltre all’imputato era presente anche la sua ex compagna, visibilmente scossa e provata non solo da questo processo ma da una situazione famigliare devastata. Non si è costituita parte civile, come neppure l’ha fatto sua figlia. Ma ha voluto incontrare la pm che ha seguito tutta la vicenda per ribadire quello che per lei deve essere stato uno spiraglio di luce in una situazione di sofferenza totale: l’umanità, la comprensione, la gentilezza, la competenza di tutti, dalle forze dell’ordine agli investigatori  e alla pm che si sono occupati, in varie fasi, della loro vicenda.

La Corte d’Assise si riunirà di nuovo a metà novembre per sentire la testimonianza sia della donna che della figlia.

 

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