Che qualcosa non andasse per il verso giusto nel processo a carico di Anca Egorov si era già capito all’ultima udienza del processo che si sta celebrando in tribunale ad Asti a suo carico per circonvenzione di incapace, appropriazione indebita e spendita di banconote false.
I suoi due difensori di fiducia, gli avvocati Roberto Ponzio e Stefano Caniglia hanno dismesso il mandato il giorno prima dell’udienza in cui si sarebbero dovuti sentire i testimoni della difesa e sono stati irremobili nella loro decisione tanto da far rinviare il processo ai primi di luglio e rimandare a casa testimoni che venivano anche da lontani.
In aula hanno detto che erano venuti a conoscenza di circostanze che non consentiva più loro di portare avanti la difesa con serenità e convinzione come la deontologia impone loro.
Non hanno rivelato quali fossero queste circostanze, per segreto professionale, ma la decisione della Procura della Repubblica di ieri a carico di Anca Egorov conferma che si trattasse di violazioni molto gravi. Tanto gravi da aggravare la sua misura cautelare. La donna dal dicembre scorso, giorno dell’arresto, era ai domiciliari ma da ieri è rinchiusa alla sezione femminile del carcere Lorusso di Torino.
Un comunicato della polizia giudiziaria, aliquota Polizia di Stato, parla genericamente di violazioni delle prescrizioni imposte dalla misura degli arresti domiciliari, segnatamente per quanto riguarda il divieto di parlare con terze persone che non siano i difensori. E sarebbe invece proprio questa la violazione che ha riguardato Anca.
Visto che è emersa proprio nei giorni in cui al processo sono chiamati i testimoni a sua difesa, l’ipotesi più probabile seppur non confermata, è che li abbia contattati prima dell’udienza.