Il fatto un anno e mezzo fa
Non era capace di intendere e di volere nè al momento del fatto, nè al momento del processo: E. B., la ragazza minorenne accusata di concorso nello scippo di via Prandone che costò la vita ad una pensionata di 78 anni è stata assolta. O meglio prosciolta, cioè non è neppure finita sotto processo a causa del riscontro delle sue condizioni.
E’ la decisione presa ieri dal Tribunale dei Minori di Torino al termine dell’istruttoria nei confronti della ragazzina astigiana che, a fine aprile 2018, aveva partecipato insieme ad una ventenne allo “strappo” della borsetta nei confronti di una donna anziana e malferma.
Che aveva resistito allo scippo e per questo era stata colpita da un violento pugno in pieno viso che le procurò una caduta a terra risultata poi fatale. La donna morì due settimane dopo senza aver ripreso conoscenza.
Le indagini della Polizia
L’indagine su quel terribile fatto di cronaca nera portò non solo a individuare nella coppia di giovani donne le autrici dello scippo ma rivelò che appartenevano ad una piccola banda dedita a rapine per strada e nei negozi per procurarsi denaro sufficiente a mantenere la loro tossicodipendenza.
Nonostante la giovane età delle ragazze era emerso che non disdegnavano di ricorrere alla prostituzione per recuperare denaro e proprio uno dei loro clienti venne attirato nell’alloggio di corso Alfieri che fungeva da “base” e venne rapinato e colpito con un colpo di pistola ad aria compressa che gli procurò gravi danni al viso.
Una volta arrestati, la banda si divise: da una parte E. B. e l’altro minorenne, S. B. e dall’altra i maggiorenni Hind Smerjel (complice della ragazzina nello scippo), Calogero Buttaci e Alessandro Castagnaro.
Tutti processati
Hind venne condannata in rito abbreviato a 10 anni per lo scippo mortale mentre Buttaci a 7 e Castagnaro a 8 anni per la serie di rapine e scippi molti dei quali immortalati da telecamere di sorveglianza.
L’amico minorenne di E. B. ha chiuso a maggio di quest’anno il suo conto con questo caso, chiedendo ed ottenendo di essere messo alla prova per due anni con verifiche intermedie per valutare di volta in volta se mantenere questa misura alternativa al carcere.
Il ragazzo è ospitato in una comunità dove frequenta la scuola e laboratori.
Per la ragazzina, difesa dall’avvocato Marco Dapino, il proscioglimento per incapacità di intendere e volere è stato affiancato ad una cosiddetta “misura di sicurezza”: dovrà rimanere in cura nella comunità in cui è attualmente ospitata per un periodo che non dovrà essere inferiore ad un anno.
Una risposta
Potevano anche darle una medaglia !!
Povera piccina !!!