Storia bruttissima quella che è arrivata in tribunale al cospetto del giudice Dovesi al termine delle indagini coordinate dal pm Macciò.
Sul banco degli imputati A. A., difeso dagli avvocati Furlanetto e Spataro, accusato di stalking. Ma in questo caso non vi sono i comportamenti che normalmente vanno a costruire questo tipo di reato. O, almeno, non solo quelli.
Perché è vero che non mancano le scenatacce, i bombardamenti di telefonate e messaggi, scritti e vocali, le “improvvisate” sotto casa e un’ostilità continua alimentata negli incontri per le visite ai bambini della coppia.
Ma in questo processo lo stalking ha raggiunto un livello decisamente superiore.
Negli atti vi sono due episodi molto gravi imputati all’uomo.
Il primo risale alla fine di agosto dello scorso anno quando i Vigili del fuoco sono intervenuti in un garage di via Valence (nelle foto) per l’incendio di un’auto, una Fiat Panda, per mano di qualcuno. L’incendio aveva riempito di fumo l’autorimessa e colpito la Panda che era utilizzata da una giovane madre che viveva in un alloggio al piano superiore. Quando le forze dell’ordine hanno chiesto alla donna se sospettasse di qualcuno, lei aveva raccontato della difficilissima separazione dall’ex marito e aveva fatto vedere una lunga serie di chat e messaggi ricevuti dall’uomo.
Della tensione che vigeva in quella famiglia, la Polizia aveva già avuto conto qualche settimana prima, quando l’ingresso della Questura si era trasformato nel palcoscenico di una scenataccia da parte della suocera e delle cognate della donna. Quest’ultima si era recata all’ufficio ricezione denunce perché l’ex marito non aveva riconsegnato i due figli negli orari previsti dall’accordo di separazione. Mentre stava facendo denuncia, sono arrivate la suocera e le cognate che hanno cominciato ad inveire contro di lei. In quell’occasione, la Polizia era intervenuta e la riconsegna dei bambini era poi avvenuta proprio davanti alla Questura da parte del padre.
A settembre un carabinieri della Compagnia di Villanova aveva ricevuto una confidenza durante il controllo di un uomo sottoposto ai domiciliari. E’ un cugino dell’imputato e ha riferito dello stato di forte tensione fra gli ex coniugi. Ma ha aggiunto che il cugino aveva buoni motivi per voler ottenere l’affidamento dei figli e tenerli lontani dalla madre, in quanto lei era dedita allo spaccio e i carabinieri avrebbero potuto constatarlo con i loro occhi se l’avessero sottoposta ad una perquisizione. Avrebbero trovato, ha detto il cugino agli arresti domiciliari, droga e pistola nel baule dell’auto della donna.
Una confidenza che aveva insospettito i militari i quali hanno fatto credere di essere in procinto di fare la perquisizione, tenendo sotto controllo l’auto e i telefoni sia del confidente che del cugino oggi imputato. E, secondo la Procura, scopo della confidenza era quella di sapere quando i carabinieri avrebbero fatto la perquisizione per mettere droga e pistola nell’auto della donna, a sua insaputa, e farla arrestare.
Tutte le vicende sono state ripercorse nella lunga deposizione della donna, testimone e parte civile assistita dall’avvocato Giulia Occhionero.
Alla prossima udienza, fra le testimonianze più attese, proprio quella dell’imputato.