Tutto partito da un furto
Due persone in carcere, due agli arresti domiciliari e tre con obbligo di dimora e di firma sono finite nei guai al termine della complessa indagine nominata “Digger” condotta dai carabinieri della Compagnia di Canelli, guidati dal capitano Alessandro Caprio, partita dal furto di un costoso escavatore da una cava di Castagnole Lanze.
Secondo le accuse contenute nell’ordinanza di custodia cautelare richiesta ed ottenuta dal pm Nicola, facevano tutti parte di un gruppo di professionisti specializzati nel furto (a volte anche su ordinazione) di mezzi d’opera di grandi dimensioni.
Professionisti “organizzati”
Tutti avevano una parte ben precisa nell’organizzazione: c’era chi faceva continuamenti “pattugliamenti” di una vasta zona del Basso Piemonte alla ricerca di cave e cantieri in cui venivano utilizzati questi mezzi; c’era chi materialmente si occupava di rubarli e trasportarli in luoghi sicuri (quasi sempre capannoni abbandonati) e chi si preoccupava di dare una nuova “identità” a questi mezzi per poterli reimmettere sul mercato (abrasando e ribattendo i numeri di telai, ripunzonando le etichette di immatricolazione e procurando nuovi documenti di viaggio e lavoro dei mezzi).
E poi c’era chi si preoccupava di tenere le relazioni con il mercato dell’usato clandestino in modo da far passare il minor tempo possibile fra il furto, il “ricondizionamento” del mezzo e la sua vendita a nuovo proprietario. Il quale, nella maggior parte delle volte, utilizzava il mezzo all’interno di cave e cantieri facendolo dunque “sparire” dalla circolazione.
La preziosa segnalazione di un camionista
E’ stata una preziosa segnalazione di un camionista ai carabinieri di Canelli a far partire l’inchiesta dopo la notizia del furto del Caterpillar 950K, uno dei modelli più performanti e ambiti da chi si occupa di movimentazione terrae che costa cira 200 mila euro avvenuto a Castagnole il 18 maggio. L’uomo, durante un viaggio di notte, nella provincia di Alessandria ha visto transitare un trasporto speciale con l’escavatore sopra. Solo un sospetto, certo, ma sufficiente a dare una direzione alle indagini dei carabinieri che, grazie alle telecamere di sorveglianza sono riusciti a tracciare tutto il percorso del convoglio.
Scoprendo anche che, oltre al camion e rimorchio sul quale viaggiava l’escavatore rubato, erano state impiegate anche due autovetture “pulite” che facevano da sentinella: una 500 metri prima e l’altra 500 metri dopo il camion per “blindare” in sicurezza il trasferimento del mezzo rubato.
Entrambi gli escavatori trovati e restituiti
L’escavatore rubato a Castagnole Lanze è stato ritrovato a Spinetta Marengo, in un capannone abbandonato. Ma non è stato l’unico Cat 950k sul quale i carabinieri di sono messi sulle tracce. Una volta intercettata l’organizzazione, hanno anche permesso di fermare in autostrada e recuperare un altro modello identico rubato a ai primi di giugno a Tortona. Anche quello è stato restituito prima dell’opera di ripunzonatura.
Tutti gli “arnesi di lavoro” sequestrati
Contestualmente agli arresti, stamattina, i carabinieri di Canelli hanno anche effettuato diverse perquisizioni con il sequestro di materiale molto importante: dai punzoni per la contraffazione dei telai alle radioricetrasmittenti usate dalla banda per comunicare senza rischiare di essere intercettati. E ancora uno skimmer per disabilitare i rilevatori di localizzazione dei gps sui mezzi rubati, un giubbotto antiproiettile, flessibile, avvitatore e arnesi vari ma anche numerose targhe sulle quali sono in corso accertamenti e, tanto per confermare che si trattava di professionisti e non di improvvisati, una carabina e una pistola giocattolo, una carabina ad aria compressa e munizioni a salve.
Base logistica a Costigliole
Tutta astigiana la base logistica della banda. Le menti dell’organizzazione, infatti, si ritrovavano in un capannone di Costigliole, intestato ad un italiano che allo stato attuale risulta solo fra i tre indagati con obbligo di firma.
In carcere sono finiti Liman Shera, 43 anni di Villar Perosa già gravato di obbligo di firma per reati analoghi a quelli contestati dalla Procura di Asti e Gioacchino Catania, 50 anni, residente nel Torinese. Ai domiciliari F. L. di 48 anni, italiano, residente a Racconigi e G. D., 42 anni di Alessandria.