Una nuova tecnica di spillare soldi dello Stato senza averne diritto nata con l’emergenza Covid: è quella scoperta dalla Guardia di Finanza di Asti, Nucleo di Polizia Economico Finanziaria mentre indagava sui contributi percepiti nel cosiddetto Decreto Liquidità.
Cinque i “furbetti” del contributo Covid scoperti: 3 sono titolari di ditte individuali e 2 sono rappresentanti di società tutte con sede nell’Astigiano e, insieme, hanno incassato circa 125 mila euro come sostegno economico alle imprese in difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria.
Per accedere al fondo alimentato dallo Stato ed erogato dalle banche, gli imprenditori hanno “gonfiato” i loro fatturati per rientrare tra i soggetti idonei a ricevere il contributo, autocertificando dati contabili non veritieri ottenendo, in alcuni casi, il massimo dell’importo finanziabile pur non avendone diritto.
E i rappresentanti legali hanno anche presentato dichiarazioni dei redditi tardive con il solo scopo di ottenere i finanziamenti illegittimi quantificati sulla base di false indicazioni relative al fatturato.
Una volta ottenuti i contributi, i finanzieri hanno evidenziato che imprenditori e legali rappresentanti provvedevano ad effettuare prelievi di denaro contante oppure disponevano bonifici bancari verso altri conti correnti che non erano collegati alle società e alle ditte: in questo modo era evidente che non erano stati utilizzati per ripianare i problemi di liquidità insorti a causa dell’emergenza Covid.
Di qui le accuse di indebita percezione di erogazioni pubbliche, falso in atto pubblico e truffa ai danni dello Stato.