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Cronaca
Tribunale

Asti, sparò ad una donna in pieno centro: condannato a 8 anni (più 4 per droga)

L’episodio un venerdì sera in via Garibaldi, in mezzo alla gente e fra i negozi ancora aperti. L’imputato si difende dicendo che la donna stava impugnando un coltello

A soli sei mesi da quegli spari che avevano destato grandissima inquietudine perchè avvenuti nel cuore del centro cittadino, con i negozi aperti, i locali affollati e la gente per strada a passeggio, arriva la condanna di primo grado.

Poco fa il gip Beconi del Tribunale di Asti ha emesso la sentenza a carico di Giuseppe De Luca, accusato sia del tentato omicidio della donna, sia di detenzione di stupefacenti (ritrovati nell’abitazione di un amico dal quale si era nascosto dopo gli spari). A fronte dei 12 anni chiesti dal pm Deodato che aveva coordinato l’indagine, il gip gli ha inflitto 8 anni di reclusione. Cui vanno aggiunti altri 4 anni per la droga, esattamente quelli chiesti dal pm.

A De Luca gli inquirenti erano arrivati subito dopo la sparatoria perchè era già sotto intercettazioni e sotto controllo per un’operazione di traffico di stupefacenti da Asti a Torino. Lui e alcuni complici erano tenuti d’occhio per quei viaggi che facevano settimanalmente nel capoluogo piemontese dal quale tornavano con importanti quantitativi di droga nascosti nel doppio fondo del furgone guidato da De Luca.

Dunque un tentato omicidio praticamente in diretta, per  i carabinieri che hanno scoperto in pochi minuti che De Luca, dopo gli spari, aveva fatto ritorno nella casa di via Croce Verde. Ed è lì che, il giorno dopo, venne arrestato e dove, in un garage di pertinenza dell’alloggio dell’amico che gli aveva dato ospitalità e che andava con lui sul furgone, venne ritrovata la droga considerata parte di una delle partite acquistate a Torino.

L’arresto non venne fatto la sera stessa della sparatoria perchè gli inquirenti ritennero De Luca, visti anche i suoi precedenti, particolarmente pericoloso e preferirono organizzare un blitz sicuro il giorno dopo. Tanto, avendolo sotto stretta osservazione, non ne temevano la fuga.

Durante l’udienza di questa mattina è stata ricostruito, attimo per attimo, il film di quella serata del 21 settembre. Sia grazie al materiale di osservazione in mano alla Procura, sia grazie alle immagini di videosorveglianza pubblica che in centro cittadino concentra molte telecamere.

Ed è emerso che De Luca aveva già incontrato due ore prima la vittima degli spari, Luana Palmesino, che si trovava con la figlia. Avevano avuto già una discussione (non è stato rivelato per cosa) e poi si erano lasciati. Ma le telecamere indicano come le due donne fossero andate dietro a De Luca lungo tutto il tragitto che dalla parrocchia di San Paolo porta nella centralissima via Garibaldi. Ed è lì che si è tenuta la seconda discussione, quella più animata. Il luogo in cui l’imputato ha estratto la pistola e ha sparato un colpo alla gamba della donna, soccorsa da alcuni negozianti che le hanno fermato l’emorragia con una cintura alla coscia in attesa dell’ambulanza. De Luca è invece fuggito verso piazza Alfieri sparando un secondo colpo in aria.

Per la Procura ci sono tutti gli elementi per riconoscere il tentato omicidio mentre per la difesa, sostenuta dall’avvocato Jacopo Evangelista, il suo assistito non aveva alcuna intenzione nè di uccidere la donna, nè di ferirla gravemente. Nella sua arringa ha sostenuto che De Luca, dopo essere stato seguito dalla vittima per tutto il centro storico, ha temuto per lui perchè, ad un centro punto, durante la seconda discussione, la donna le è venuta   addosso impugnando un coltello in mano. In verità questa circostanza non è stata confermata dalle telecamere perchè i due erano troppo vicini per distinguere meglio i loro gesti e la donna, in interrogatorio, ha sostenuto che quello che può aver visto De Luca fosse un bracciale rigido, non una lama.

«Ho sparato per togliermela di dosso perchè avevo paura che mi accoltellasse» è sostanzialmente la difesa di De Luca. E ripete questa frase anche all’amico a casa del quale sarebbe andato a nascondersi, pochi istanti dopo gli spari, mentre gli telefona appena arrivato in piazza Alfieri: «Ho sparato perchè lei ha tirato fuori un coltello».

Teoria della legittima difesa che evidentemente non ha convinto per nulla il gup Beconi.

La donna non si è mai costituita parte civile.

«Attendiamo le motivazioni ma faremo sicuramente appello – ha già annunciato l’avvocato Evangelista – sia contro la condanna che riguarda la detenzione degli stupefacenti, visto che per quell’indagine  la scorsa settimana gli sono già stati inflitti  3 anni e 4 mesi e sia per il ridimensionamento della condanna più grave. Se non viene riconosciuta la legittima difesa, almeno si derubrichi da tentato omicidio a lesioni, visto che non c’era nessuna intenzione di uccidere».

 

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