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Romance scams took more than $50 million from victims nationwide in 2011. We'll look at the trend and give tips on prevention. One Vancouver victim's story will be included, but she doesn't want to be identified. She has agreed to have an abstract, non identifiable photo of herself taken, Friday, September 14, 2012. (Steven Lane/The Columbian)
Cronaca
Polizia

Asti, sul marito conosciuto in internet pesano sospetti di terrorismo

Un processo per falsa identità svela un’importante indagine della Digos astigiana

Un matrimonio iniziato su internet, quasi mai consumato, finito dopo pochi mesi e sfociato in un’indagine per terrorismo.
Tutta questa strana storia è stata ripercorsa in un’aula di tribunale di Asti dove il giudice Sparacino è chiamato a giudicare uno straniero per aver presentato documenti con falsa identità.
Un’indagine partita su segnalazione dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Asti che aveva più volte respinto la richiesta di permesso di soggiorno e di cittadinanza italiana presentata dall’imputato di 47 anni con nome e origini palestinesi. Almeno per quanto dichiarato da lui e dai documenti presentati. Fra i documenti anche l’atto di matrimonio con una donna italiana, che viveva in provincia di Asti.
La donna, che aveva 20 anni in più dell’imputato, aveva confermato di essersi sposata con una cerimonia celebrata in Turchia, dopo aver conosciuto il suo sposo attraverso i social.
Non solo, prima di sposarsi, la donna, ancor prima di incontrarlo, gli aveva inviato una grande somma di denaro, circa 30 mila euro, in bonifici mensili che erano andati avanti per un anno e mezzo.
Poi il matrimonio in Turchia e l’arrivo in Italia del marito per chiedere il ricongiungimento famigliare. Che, però, non era stato accertato visto che l’uomo, all’epoca della richiesta, era ancora sposato ma non conviveva con la moglie visto che i rapporti erano già molto tesi.
Proprio lei (deceduta prima cominciasse il processo) aveva presentato alla polizia degli screenshot di messaggi che il marito mandava su alcune chat in cui era scritto “Vi uccideremo tutti”, “Vi cancelleremo dalla faccia della terra”. Non solo, sempre la moglie aveva trovato in casa un passaporto con la foto dell’uomo ma con nome e nazionalità giordana. Da successivi accertamenti è emerso che effettivamente erano quelli i veri documenti dell’imputato che è finito sotto processo. Nessun seguito, invece, per ora, per quanto riguarda l’indagine di terrorismo.

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