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Cronaca

Barbarossa: la “locale” di Asti era una “bastarda”, non autorizzata dai capi ‘ndranghetisti

Salvatore Stambè ha parlato delle gerarchie locali

Gerarchia ‘ndranghetista astigiana

In coda alla lunga deposizione di stamattina di Salvatore Stambè, l’imputato di reato connesso già condannato per gli stessi fatti in abbreviato, ha spiegato anche come è nata la “locale” ‘ndranghetista di Asti.

«Ho conosciuto Vincenzo Emma ad una manifestazione ad Asti, subito dopo la sua scarcerazione – ha raccontato Stambè – e abbiamo deciso di riunirci per costituire una ‘ndrina, per mettere insieme forza, potere e soldi. Ma siamo durati poco, poco più di un anno, poi ognuno è andato per i fatti suoi».

Quella che è una novità è che la “locale” di Asti, secondo il racconto di Stambè, non era stata autorizzata nè dalle altre ‘ndrine, nè dal “capo crimine”. «Eravamo quella che nel nostro gergo si chiama “bastarda”, un gruppo che che si organizza e lavora per conto suo senza essere regolare».

Anche se tutti gli appartenenti erano affiliati. «Anche io ero “battezzato”, come mio fratello Domenico e come Vincenzo Emma». Salvo non rispondere su chi l’avesse battezzato.

In aula Salvatore Stambè ha fatto una piccola “lezione” sulle gerarchie della ‘ndrangheta e sulle regole di affiliazione ammettendo il suo grado di “sgarrista”.

 

 

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