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Cronaca

La storia di Bassel, da profugo
a studente universitario

Guerra, persecuzione, terrore di essere denunciato, l'addio ad amici, affetti, patria, un viaggio della speranza, l'attesa spasmodica per l'ottenimento dello status di rifugiato politico,

Guerra, persecuzione, terrore di essere denunciato, l'addio ad amici, affetti, patria, un viaggio della speranza, l'attesa spasmodica per l'ottenimento dello status di rifugiato politico, il passaggio dal centro di accoglienza Cara di Crotone, una specie di girone dantesco. Ma, alla fine, il talento ha prevalso su tutto e le sue spiccate doti di studente lo hanno portato, in due anni, dal corso di alfabetizzazione di base del Cpia di Asti al corso di ingegneria informatica di Pavia grazie ad un bando scovato dal Piam che sembrava tagliato apposta per lui.

Protagonista di questa storia a lieto fine è Bassel, un giovane libanese con madre siriana che ha vissuto a Damasco fino al 2011 dove frequentava, con profitto, l'Università. Una vita normale fino all'inizio del conflitto e da allora i ragazzi come Bassel non hanno molta scelta: o si schierano nell'esercito di Assad oppure entrano ad ingrossare le fila di qualche gruppo ribelle. Ma a Bassel la guerra non interessa, lui vuole solo finire di studiare e costruirsi un futuro basato sulle sue capacità e le sue competenze. Così fugge in Libano, attraversando le montagne al confine con la Siria: la sua famiglia può viaggiare in modo regolare, ma per lui è impossibile, verrebbe arruolato al primo controllo. Purtroppo neppure il Libano gli consente di finire gli studi e la vita è durissima, improntata alla costante paura di essere scoperto (su quelli come lui pendono taglie che fanno molta gola ai delatori).

La decisione è quella di altre migliaia di giovani: la fuga in Europa, investendo tutti i risparmi di famiglia. Bassel raggiunge dapprima la Tunisia e poi, via aerea, riesce ad arrivare a Roma dove la prima frase che pronuncia è anche l'unica che ha imparato in italiano: «Sono un rifugiato politico». La tappa al Cara di Crotone, il riconoscimento dello status e l'arrivo ad Asti, al progetto Sprar di Comune e Piam. Subito si distingue per la sua preparazione e la sua intelligenza: è un bravissimo grafico, ha una spiccata vena artistica e si iscrive al Cpia di Asti per imparare l'italiano.

In pochissimo tempo brucia le tappe e passa da un livello all'altro fino a quello della scuola superiore al Castigliano attraverso il percorso Polis. Suo è il logo del Cpia appena nato, suo il contributo alla campagna di sensibilizzazione "l'accoglienza fa bene" del Piam. E proprio la onlus che storicamente si occupa di migranti gli trova quel bando all'università di Pavia che mette a disposizione 15 borse di studio per meriti. Lui supera il test, viene ammesso all'università e il sogno di finire gli studi diventa realtà.

Daniela Peira

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