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Cronaca
Processo

Bomba carta al tribunale di Asti: «Io non c’entro nulla con questa storia»

Dichiarazioni spontanee dell’unico imputato per l’esplosione dell’ordigno artigianale nei pressi di Palazzo di Giustizia nell’ottobre del 2019

Presente all’udienza, si è alzato per dire una cosa sola: «Io non c’entro proprio nulla con tutta questa storia». Giampaolo Nuara, detenuto per altre cause e con una condanna pendente per l’omicidio dello chef di Calliano, Piero Beggi, continua a respingere davanti al tribunale di Milano l’accusa di aver ideato l’attacco con la bomba carta scoppiata nei pressi del tribunale di Asti nella notte fra il 6 e il 7 ottobre del 2019.

Il processo si tiene a Milano perché vicino ai resti dell’esplosione, avvenuta in una delle uscite secondarie dell’Archivio di Stato che confina con il tribunale, era stato lasciato un cartello molto esplicito in cui erano citati i quattro magistrati nel mirino del bombarolo: Paone (o Pavone, come scritto), Deodato, Morando e Amerio.

Dal giorno successivo erano stati messi sotto scorta ma per fortuna non ci furono altre minacce esplicite riconducibili alla stessa mano.

Le indagini erano state condotte dalla Squadra Mobile che aveva individuato in un gruppo di quattro persone mandanti ed esecutori. Fra essi anche Nuara, unico ad essere rinviato a giudizio.

Nell’udienza di venerdì scorso, alla presenza dell’avvocato difensore Maurizio Lamatina, l’imputato ha visto sfilare tre testi della pubblica accusa: il commissario che coordinò le indagini, Marco Primavera, un collega che eseguì una perquisizione e un altro testimone, un amico di Nuara che maneggia fuori d’artificio, botti e altro materiale per confezionarli.

A Nuara gli inquirenti erano arrivati collegando l’esplosione di Asti alla telefonata per che annunciava una bomba (falso allarme) al tribunale di Vercelli il giorno seguente; lo stesso giorno in cui Nuara aveva una importante udienza per l’omicidio Beggi. Di lì poi le indagini che avevano portato al suo rinvio a giudizio.

«Il fatto che si tratti di un attentato “nominativo”, se così si può definire – ha commentato l’avvocato Lamatina – farebbe pensare ad un “conto in sospeso” con i quattro magistrati elencati. Il mio assistito non ha mai avuto a che fare con nessuno di loro e l’ultimo processo che lo ha visto protagonista al tribunale di Asti risale al 2003. Tranne il dottor Paone, che però non ha mai indagato Nuara, tutti gli altri magistrati non erano neppure in servizio ad Asti».

Argomenti che verranno riproposti nell’arringa che si terrà il 3 marzo, giorno della discussione e dell’attesa sentenza.

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