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Canelli, tre arresti per il caporalato nelle vigne

In manette tre albanesi (due donne e un uomo), denunciata una canellese che si occupava di investire i proventi illeciti. Gli sfruttati erano i rifugiati politici dei centri di accoglienza

Stamattina gli arresti dei carabinieri

E’ arrivata nel giorno simbolo dei lavoratori l’ordinanza di arresto per caporalato e sfruttamento della manodopera impiegata nella coltivazione delle vigne canellesi, patrimonio Unesco.

Sono stati i carabinieri della Compagnia di Canelli, guidati dal capitano Alessandro Caprio, a dare seguito all’alba di oggi all’arresto di tre cittadini albanesi, due donne e un uomo, vertici di una cooperativa conosciuta nella zona con 154 dipendenti regolarmente assunti con regolare funzione di intermediazione tra i proprietari di aziende agricole e la manodopera da impiegare in vigna.

Ma quello che compariva dalle carte contabili era molto diverso dalla realtà accertata dai carabinieri nelle loro indagini.

Il capitano Alessandrio Caprio

In manette due donne e un uomo, tutti albanesi

In manette sono finite E. Q., 39 anni, presidente del cda della cooperativa, E. D. 34 anni, consigliera di amministrazione e E. Q., 28 anni consigliere di amministrazione della stessa cooperativa.

«Gli arrestati sono accusati di aver creato un sistema criminale di sfruttamento che reclutava manodopera proveniente dai diversi centri di accoglienza della zona del Monferrato – si legge in una nota dei carabinieri – quelli che ospitano profughi e rifugiati politici e che versano in stato di bisogno non avendo altri mezzi di sostentamento oltre ai contributi di solidarietà sociale».

Impiegavano profughi ospiti dei centri di accoglienza

E basta scorrere la lista dei Paesi dai quali provengono i 37 uomini individuati come vittime del caporalato per capire che è proprio così, perché sono originari di Nigeria, Gambia, Senegal, Mali: i Paesi più poveri e martoriati dell’Africa dai quali sono maggiori i flussi migratori verso l’Europa attraverso le tristi traversate del Mediterraneo.

Reclutamento ripreso di nascosto dagli inquirenti

Tre euro l’ora (lorde) per 10 ore di lavoro al giorno

Un inferno il loro lavoro sotto i “caporali” albanesi: turni estenuanti di lavoro con una media di 10 ore ininterrotte al giorno per mansioni faticose a fronte delle quali ricevevano circa 3 euro l’ora. Che non erano neppure nette, perché dal compenso finale venivano decurtate le spese di sostentamento come acqua, cibo, l’affitto per i giacigli nei tuguri scelti come “residenze” e addirittura il servizio di trasporto in furgone fino alle vigne.

Va sottolineato che le aziende vinicole erano totalmente all’oscuro di tale sfruttamento, perché loro contrattavano regolari e legittimi contratti  di fornitura di manodopera con la cooperativa.

Qui dormivano alcuni dei profughi sfruttati

Un’indagine partita a settembre

L’indagine che è terminata con gli arresti di stamattina, in realtà parte da lontano, dalla scorsa estate, quando agli inizi di settembre i carabinieri di Canelli avevano identificato all’interno di un cascinale fatiscente 9 stranieri di diversa provenienza africana non in regola con i documenti di soggiorno che avevano affermato di essere stati assunti dalla cooperativa per la stagione di vendemmia.

Da allora è iniziata una lunga e intensa attività di pedinamento dei vertici della cooperativa insieme ad intercettazioni telefoniche, localizzazioni tramite Gps sulle auto degli arrestati, sequestri di documenti contabili, di file, di documenti di soggiorno dei lavoratori impiegati e raccolta di testimonianze delle persone vicine agli amministratori.

Una mole di elementi che hanno convinto il gip ad emettere la misura cautelare in carcere a carico dei tre arrestati e alla denuncia a piede libero di altre 5 persone che rivestivano ruoli secondari, in particolare portavano i braccianti nelle diverse vigne e controllavano che lavorassero.

Dormivano in casali fatiscenti

Denunciata anche una canellese che gestiva la contabilità in nero

Fra le persone denunciate a piede libero anche una canellese che si occupava di tenere la contabilità occulta degli altissimi guadagni derivanti dallo sfruttamento dei rifugiati politici.

Il sindaco: «Indagine che conferma la nostra linea»

Fra i primi ad aver appreso la notizia dei tre arresti di stamattina c’è stato il sindaco di Canelli, Paolo Lanzavecchia, che commenta così l’importante operazione degli uomini del capitano Caprio: «Questa brillante indagine dimostra che era fondata la filosofia che ha guidato le ultime amministrazioni di Canelli nella gestione delle presenze di stranieri per i lavori stagionali nelle vigne. Decisioni a volte criticate ma che andavano proprio nella direzione di evitare episodi di caporalato e sfruttamento come tristemente dimostrato dagli arresti di oggi». Ricordiamo, infatti, che da molti anni a Canelli vige il divieto di accampamento sull’intero territorio comunale con la designazione di un’unica area in zona industriale e l’apertura del Centro Accoglienza della Caritas, in stagione vendemmiale, dove gli ospiti devono essere in regola per trovare posto. «Sappiamo che i carabinieri hanno intensificato i controlli in questo ambito e siamo loro grati auspicando che l’attenzione non si abbassi sia per combattere lo sfruttamento delle persone e la concorrenza sleale nei confronti delle cooperative che invece impiegano la manodopera secondo regole corrette».

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