Non si spegne la polemica scoppiata intorno al carcere di Asti per l’impiego “improprio” degli agenti di polizia penitenziaria per mansioni che non competono loro affatto.
Tutto è iniziato con un’interrogazione parlamentare presentata dall’onorevole Andrea Delmastro Delle Vedove di Fratelli d’Italia in cui ha scritto al Ministro della Giustizia di essere venuto a conoscenza che gli agenti sarebbero stati impiegati nelle mansioni di conduttore di trattore agricolo, taglialegna, giardiniere, falegname e muratore. In particolare, dal mese di giugno 2020, sarebbe stato disposto l’utilizzo del trattore ma anche del decespugliatore a scoppio per tosare il prato, della motosega elettrica per tagliare siepi e della sega elettrica a disco dentato per segare alcuni pannelli senza idonee protezioni da parte del personale di polizia penitenziaria al posto dei detenuti addetti al lavoro o del personale civile qualificato. Inoltre, sempre nell’interrogazione dell’onorevole, si riferisce anche ad un agente penitenziario incaricato di installare una rete anti piccione su un’impalcatura alta circa 6 metri senza protezione.
A questa prima interrogazione, ne è seguita un’altra a firma di Lucia Annibali e di Silvia Fregolant, entrambe di Italia Viva e, sabato scorso, anche quella di Alberto Airola, senatore del Movimento 5 Stelle.
Nel secondo atto parlamentare, oltre a richiamare quanto già denunciato da Delmastro Delle Vedove, Annibali e Fregolant scrivono: «Tali impieghi, qualora venissero confermati, lederebbero il decoro e l’immagine stessa del Corpo e della stessa amministrazione penitenziaria quale datrice di lavoro oltre alla evidente violazione in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro». L’interrogazione si chiude con la domanda su quali iniziative urgenti il Ministero intenda intraprendere per verificare quanto esposto e, nel caso di conferma, quali sanzioni vengano irrogate per i comportamenti scorretti.
A strettissimo giro di posta è arrivata la risposta del Ministro della Giustizia che ha informato di aver immediatamente chiesto delucidazioni al Provveditorato regionale di Torino e, «una volta completati tutti gli accertamenti, ove previsto, invierà apposita informativa alla Procura della Repubblica di Asti».
Dalla risposta scritta del Ministro si evince anche quali siano state le spiegazioni fornite dalla Direzione di Asti.
Che ha ammesso solo l’impiego di un agente penitenziario per il taglio di un albero pericolante.
Sul trattore, invece, la Direzione esclude di aver mai autorizzato il suo uso da parte del personale di Polizia penitenziaria specificando di aver anche disposto l’istituzione di un apposito registro che rilevi l’orario di utilizzo del mezzo con indicazione del nome dell’addetto al giardinaggio autorizzato e per quante ore. Operazioni, quelle della cura del verde, affidate alla cooperativa COALA alla quale viene consegnato mezzo e buoni carburante.
Risposta contro la quale si sono scagliati due sindacati di categoria della polizia penitenziari: l’Osapp e il Sinappe.
In una lettera congiunta inviata a tutti i responsabili della catena di comando dell’amministrazione penitenziaria e al Ministero della Giustizia, scrivono che «La direttrice del carcere di Asti, già dal mese di aprile 2021 aveva ordinato con formale provvedimento l’uso del trattore da parte di un assistente capo coordinatore per lavori di giardinaggio fornendo più volte anche i buoni carburante per l’utilizzo dello stesso.
E, visto che ogni volta che il trattore viene utilizzato è presente un “ordine di uscita” che viene caricato sul sistema informatizzato automezzi e traduzioni, i due sindacati da tempo chiedono di acquisire tutti questi ordini di uscita emessi dalla direttrice dal giugno 2020 all’agosto 2021 per verificare i nomi di chi ha utilizzato il mezzo agricolo e per fare cosa».