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Cronaca

Caso Ceste, non è sparito nessun reperto: Procura e Tribunale si difendono dalle accuse dei consulenti di Buoninconti

Non hanno trovato dei bastoncini usati come tamponi per i rilievi sulle tracce biologiche ma la Procura risponde: «Sono dai carabinieri scientifici di Torino, come scritto negli atti»

Indagine difensiva per riaprire il processo

«Alcun reperto relativo al processo concernente Elena Ceste catalogato come “corpo di reato” e custodito nell’apposito ufficio risulta sparito o introvabile».
E’ secca e perentoria la risposta del presidente del Tribunale di Asti, Giancarlo Girolami alle accuse formulate dal team di esperti incaricati da Michele Buoninconti per raccogliere nuove prove che possano portare alla revisione del processo.
Un processo che lo ha visto l’unico imputato della morte della moglie Elena Ceste, scomparsa dalla sua casa di Costigliole il 24 gennaio del 2014 e i cui resti sono stati ritrovati nel rio Mersa ad ottobre.
Buoninconti sta scontando nel carcere di Alghero i 30 anni inflitti in primo grado e confermati dalla Cassazione.

Michele continua a dichiararsi innocente

Ma lui continua a dichiararsi innocente.
Durante tutte le fasi processuali ha sempre sostenuto che la morte della moglie fosse avvenuta per freddo.
Allontanatasi da casa nuda, secondo la ricostruzione del marito, in preda a crisi psicotiche si sarebbe sentita inseguita e si sarebbe rifugiata (o forse sarebbe caduta) nel rio Mersa dove è stata colta da un freddo mortale.

La squadra di consulenti difensivi

Il team cerca un omicidio diverso dal marito

In questo momento, invece, il team guidato dall’investigatore Davide Cannella con il consulente Eugenio D’Orio punterebbe a ricercare un omicida diverso dal marito.
Di qui le indagini difensive iniziate un anno fa con alcuni sopralluoghi al rio Mersa e poi la richiesta di accesso ai reperti che è stata autorizzata ma per la sola visione a distanza, non per eseguire nuovi esami, avendo ritenuto l’autorità giudiziaria ampiamente sufficienti ed esaustivi quelli fatti durante le indagini e gli incidenti probatori.

«Mancano dei reperti»

In questo accesso avvenuto nei giorni scorsi, Cannella e D’Orio sostengono di non aver trovato tutti i reperti relativi al caso annunciando un esposto al Ministero di Grazia e Giustizia. In particolare lamentano la sparizione dei bastoncini-tamponi che vengono utilizzati per le analisi chimiche delle tracce biologiche.
Con la sua nota il presidente Girolami smentisce quanto riferito dai consulenti di parte e aggiunge: «Gli oggetti dei quali i consulenti di parte lamentano la mancanza, non sono “reperti” ma semplicemente strumenti utilizzati nelle indagini delle forze di polizia e che sono presumibilmente stati utilizzati per rilevare tracce biologiche ma che non risultano essere mai stati depositati presso l’Ufficio Corpi di Reato del Tribunale, come riferito già dal responsabile dell’ufficio agli stessi consulenti. Tutto ciò che è stato a suo tempo depositato con riguardo al procedimento in oggetto risulta tuttora presente per cui, allo stato, non si può affermare che sia sparito alcunchè».

«I bastoncini si trovano alla Sis di Torino»

Sulla spiacevolissima accusa interviene direttamente anche il Procuratore della Repubblica Alberto Perduca ricordando che da 2 anni è diventata definitiva l’ordinanza con la quale il Tribunale di Asti disponeva la distruzione di tutti i reperti relativi al caso vista la condanna irrevocabile.

E’ già quindi solo una fortunata coincidenza che siano ancora disponibili i reperti che, ricordiamo, i consulenti possono solo visionare ma non manipolare. Cosa che hanno fatto martedì scorso alla presenza di carabinieri delegati dalla Procura.

Sui famigerati bastoncini a tampone di cui i consulenti lamentano la sparizione, la Procura sottolinea che, come emerge dagli atti del processo, sono conservati presso la sezione di investigazioni scientifiche dei carabinieri di Torino che effettuò l’ispezione di luoghi e cose il 24 febbraio del 2014, esattamente un mese dopo la sparizione di Elena.

Daniela Peira

 

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