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Cronaca
Sentenza

Castagnole Monferrato: criticarono la pista da motocross, assolti in Appello

Non ci fu diffamazione. I giudici torinesi ribaltano la sentenza di primo grado

Grande soddisfazione per imputati (ora ex) e difensori questa mattina alla decisione della Corte d’Appello di Torino che si è espressa sull’accusa di diffamazione per quanto da loro detto e scritto sui social in merito al progetto di costruzione di una pista da motocross a Castagnole Monferrato.

Fiammetta Mussio, Gianluca Morino, Carmine Salimbene, Ketty Increta e Gianpaolo Squassino assistiti dagli avvocati Pasta, Vitello e Franco sono stati assolti con formula piena. In realtà il reato era già prescritto, ma i giudici hanno lo stesso scelto di analizzare tutti gli atti presentati e di decidere nel merito della vicenda.

Dunque fu critica al progetto e non diffamazione.

A portare i cinque imputati a giudizio furono Gaia Grasso, socio unico della Monferrato srl che aveva presentato il progetto e il padre Gianfranco.

Si erano ritenuti diffamati da alcune affermazioni che erano state scritte sul gruppo Facebook del comitato Spontaneo Vigilanza Motocross nato in opposizione al progetto.

In primo grado erano stati condannati a pagare una multa da 500 euro oltre al pagamento delle spese processuali e a risarcire i danni a padre e figlia.

In Appello i difensori degli imputati hanno invece ribadito il punto di vista dei loro associati, ovvero il diritto al dissenso e alla critica, anche vivace, di un’opera così impattante. Che, peraltro, è già stata bocciata due volte dalla Provincia di Asti.

E i giudici torinesi hanno voluto mettere mano agli atti e hanno concluso che le critiche e i giudizi emessi sui social rientravano nell’ambito del dissenso verso l’opera.

«Sono particolarmente soddisfatto dell’esito del processo poiché i giudici della Corte hanno stabilito, accogliendo le mie tesi, che quanto scritto dai miei assistiti non è assolutamente diffamatorio. In un Paese in cui si sta restringendo il diritto di critica da parte dei cittadini, è sicuramente un bel segnale» il commento dell’avvocato Alberto Pasta.

«È stato un grosso merito quello di aver ribaltato la sentenza di primo grado, convincendo i giudici della corte d’appello a non limitarsi a prendere atto dell’avvenuta prescrizione ma ad assolvere con formula piena perché il fatto non sussiste. Le frasi scritte non hanno quindi alcuna valenza diffamatoria, in particolare quelle della mia cliente che scongiurava il passaggio dalla poco attuabile pista di motocross a una ben più rischiosa discarica di rifiuti in un’area a tutela paesaggistica» il commento a caldo dell’avvocato Danilo Franco, difensore di Ketty Increta.

«La Sentenza d’Appello ci rincuora e rinsalda il nostro convincimento di avere sempre agito a tutela del territorio di Castagnole Monferrato, nell’interesse esclusivo del comitato formatosi in opposizione alla costruzione della pista di motocross e nel doveroso rispetto dei limiti del diritto di critica» hanno dichiarato anche l’avvocato Vitello e Fiammetta Mussio interpretando il pensiero di tutti gli altri imputati e del collegio difensivo.

(Nella foto una veduta aerea dell’area scelta per il progetto)

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