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Cronaca
Legge da cambiare

Donne afghane da salvare: da Asti un appello per cambiare la legge sui ricongiungimenti

Capofila è l’associazione Piam che mantiene i contatti con gli afghani residenti in provincia disperati perchè le donne delle loro famiglie sono in fuga o nascoste

C’è una realtà ben diversa al di là delle rassicurazioni che i talebani si preoccupano di divulgare a tutto il mondo.

«Le nostre madri, le nostre sorelle, le nostri mogli sono nascoste in cantina con il terrore che, da un minuto all’altro, arrivino ad ammazzarle. Nascoste come topi che cercano di scappare dai talebani che le cercano casa per casa, magazzino per magazzino. E bastano anche poche tracce, come trucchi o libri per decretarne la loro morte».

A parlare sono alcuni afghani residenti in provincia di Asti, quelli in Italia dal 2011 in avanti che, arrivati come profughi e transitati nei progetti di accoglienza e di Sprar, oggi sono integrati, autonomi ed indipendenti. Vivono in mezzo a noi e assistono impotenti allo scempio dei diritti civili che i talebani stanno facendo nella loro terra natia.

In realtà uno strumento ce l’hanno per salvare la vita delle donne rimaste in Afghanistan (e degli uomini che avevano collaborato con gli Occidentali, oggi ricercati al pari delle donne emancipate): il ricongiungimento familiare.

Gli afghani residenti nell’Astigiano hanno i requisiti economici e logistici per poter accogliere i loro parenti, uomini o donne che siano ma a mettersi di traverso e rendere praticamente impossibile questi arrivi è una obsoleta legge sul ricongiungimento.

A denunciarlo è l’associazione Piam di Asti, capofila di una campagna nazionale per l’adozione di una procedura emergenziale che consenta a quante più donne possibili di poter sfuggire alla persecuzione talebana.

«Attualmente per inviare la domanda di ricongiungimento è obbligatorio caricare le foto dei passaporti di chi si vuole fare arrivare dall’Afghanistan. E devono essere in corso di validità – spiegano dal Piam – Significa che le donne che stanno rischiando di morire per mano dei talebani dovrebbero andare proprio da loro a chiedere un passaporto o rinnovare quello scaduto. E’ evidente che così facendo si consegnano nelle mani dei loro persecutori».

Nella petizione viene chiesto che venga aperta una procedura straordinaria che consenta il ricongiungimento con la sola carta di identità e che venga allargato anche a parenti di secondo grado, fratelli e sorelle. E che venga individuata una sede diplomatica italiana vicina all’Afghanistan nella quale ritirare i visti per arrivare da noi».

Ed è urgente, perché gli stessi afghani astigiani riferiscono di come riescano ad avere sempre meno contatti con le donne della loro famiglia. Questo perché, chi può, fugge per non farsi trovare, non lascia detto dove si sposta per paura di qualche delazione, cambiano numeri di cellulare per non essere rintracciati e, anche quando mantengono lo stesso, la rete telefonica ha una copertura con molte zone irraggiungibili.

L’appello sarà inoltrato alla presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero dell’Interno e a quello degli Esteri.

Per aderire mandare mail a piamonlus@yahoo.com

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