Dopo Frosinone, anche al carcere di Torino è stata tentata una “consegna” illegale ad un detenuto attraverso l’utilizzo di un drone radiocomandato.
A dare notizia del sequestro da parte della Polizia Penitenziaria di Torino di un micro telefono cellulare e di alcune dosi di droga destinati ad un detenuto, è stato il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, per voce del segretario regionale per il Piemonte Vicente Santilli.
Il sindacalista spiega che il personale di Polizia Penitenziaria di Torino «Ha sventato l’introduzione di sostanze stupefacenti e di un micro telefono nell’istituto di Torino. All’esterno della struttura sono stati tratti in arresto due soggetti che mediante l’utilizzo di un drone radiocomandato stavano concretizzando la consegna dei generi vietati; il drone è stato sequestrato. Vengono così confermate – commenta – tutte le ipotesi investigative circa l’ormai conclamato fenomeno di traffico illecito a mezzo droni, fenomeno questo favorito anche dalla libertà di movimento dei detenuti a seguito del regime custodiale aperto e delle criticità operative attuali, in cui opera la Polizia Penitenziaria, con dei livelli minimi di sicurezza».
Ferma la denuncia di Donato Capece, segretario generale del SAPPE: «I droni, se da un lato hanno grandi possibilità di sviluppo, comportano, però, anche innumerevoli questioni in termini di privacy e di sicurezza, in quanto per la loro natura si prestano ad essere impiegati in diverse attività illecite. Con riferimento alla sicurezza negli Istituti penitenziari, è dal 2015 che abbiamo denunciato l’introduzione illecita di sostanze stupefacenti, e di oggetti comunque non consentiti, all’interno degli Istituti penitenziari, mediante appunto l’utilizzo dei droni. Pensiamo cosa potrebbe accadere se un drone riuscisse a trasportare esplosivo o armi dentro a un carcere, come per altro è successo alcuni mesi fa in quello di Frosinone quando un detenuto prese in ostaggio il personale di Polizia con una pistola giunta con un drone. Io credo che la Polizia Penitenziaria debba disporre di un Nucleo di poliziotti penitenziari specializzati ed esperti nell’utilizzo e nella gestione dei droni sia in ottica preventiva che dissuasiva dei fenomeni di violazione degli spazi penitenziari o di introduzione di materiale illecito di qualsiasi natura. Per altro i droni si prestano bene alla ricognizione delle aree vicine ad un carcere e possono fornire un valido aiuto: pensiamo, ad esempio, in caso di evasione giacché consentono velocemente di rilevare e monitorare ampi spazi senza essere visti. Ovviamente al drone si devono accompagnare strumenti di ultima generazione, ad esempio software in grado di utilizzare i frame dei video mandati alle centrali operative e, soprattutto, una formazione specializzata per il personale».