Un fatto del giugno 2009 le cui indagini presero l’avvio solo tre anni dopo, all’identificazione del cadavere dopo un meticoloso lavoro della Polizia Scientifica e il raffronto con una denuncia di scomparsa presentata dal fratello Ioan
Si basa su sei punti chiave la convinzione del giudice Amerio sulla colpevolezza di Antonio Marino e Vittorio Opessi, due impresari torinesi condannati (il primo a 6 anni e 2 mesi, il secondo a 7 anni) per aver gettato in una discarica abusiva di Montafia il corpo senza vita di un manovale irregolare romeno Mihail Istoc, morto in un grave infortunio avvenuto in uno dei loro cantieri a Venaria.
Un fatto del giugno 2009 le cui indagini presero l’avvio solo tre anni dopo, all’identificazione del cadavere dopo un meticoloso lavoro della Polizia Scientifica e il raffronto con una denuncia di scomparsa presentata dal fratello Ioan.
Il primo elemento a supporto della sentenza di condanna riguarda le tracce di vernice bianca sugli indumenti del corpo senza vita di Istoc che portarono subito ad ipotizzare un infortunio mortale in un cantiere. E in quel cantiere di via Bellucco, ritenuto il luogo dell’infortunio, era avvenuta la stonacatura delle pareti.
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Daniela Peira