Questa mattina, domenica, abbiamo incontrato il noto ristoratore di Asti, padre della tabaccaia uccisa ieri a coltellate, mentre si trovava con la moglie Pina davanti all'ingresso della camera morturaria dell'ospedale. Tanti i messaggi di vicincanza e cordoglio giunti alla famiglia, nota per aver gestito per 43 anni il famoso ristorante Gener Neuv. Intanto la magistratura non ha ancora concesso il nulla osta per le esequie
«Ieri mattina, l'ultima volta che l'ho vista, stavo facendo un lavoretto nell'orto dietro la nostra casa. Ci siamo salutati, abbiamo scambiato qualche parola… le ho detto che ci saremmo visti più tardi, ma poi ho ricevuto una telefonata nella quale mi dicevano di correre in ospedale perché era successo qualcosa». Piero Fassi, 77 anni, tra i più noti ristoratori di Asti (titolare per 43 anni, fino al 2013, del pluripremiato ristorante Gener Neuv sulla rive del Tanaro), è ancora incredulo per quanto accaduto alla figlia Maria Luisa. Questa mattina, domenica, lo incontriamo davanti all'ingresso della camera morturaria dell'ospedale di Asti. Poco oltre c'è la moglie Pina, con lo sguardo sconsolato.
Fassi, con voce sicura, ma gli occhi lucidi per le tante lacrime versate da quando, alle 18.30 di ieri, il cuore di sua figlia ha smesso di battere dopo la brutale aggressione subita in tabaccheria, continua a ripetere: «Non vedo l'ora di svegliarmi da questo incubo». Purtroppo la realtà, certe volte, è più drammatica dei peggiori incubi che si possono avere. Maria Luisa è stata uccisa con almeno 15 coltellate, massacrata da un balordo che, forse per rubare poche centinaia di euro di incasso, non ha avuto alcuna pietà ad infierire sul suo corpo nonostante fossero le 7.45 del mattino, rischiando quindi di essere sorpreso sul fatto.
«In passato avevo detto tante volte a mia figlia che volevo accompagnarla ad aprire il negozio, così, tanto per essere più sicuri – prosegue papà Piero – Lei, però, mi diceva di stare tranquillo, che non aveva paura e che non c'era motivo di preoccuparsi». Anche ieri mattina, Maria Luisa, ha percorso la strada verso la tabaccheria di corso Volta, che gestiva insieme al marito Walter Vignale, senza immaginare che sarebbe andata incontro ad un terribile destino.
«Queste persone, chiunque esse siano, non possono andare in giro così liberamente a far del male agli altri – prosegue Fassi – Se uno è drogato, oppure alcolizzato, è giusto che si sappia, che venga tenuto sotto controllo e ben identificato. Ma servono anche leggi molto più severe per fermare, una volta per tutte, chi compie atti di questo genere». Fassi si riferisce al fatto che, secondo una delle ipotesi investigative, l'aggressore di sua figlia potrebbe essere stato sotto gli effetti di qualche droga o dell'alcol.
Poi, mentre i primi fiori e messaggi di cordoglio iniziano ad essere depositati davanti alla porta del corridoio che conduce all'obitorio, Piero Fassi racconta la sua commozione, e anche quella della moglie, per le tante testimonianze di vicinanza e di cordoglio ricevute dagli astigiani. «Siamo commossi per tutto questo affetto che ci state dimostrando… non sappiamo che altro dire».
Intanto la magistratura non ha ancora concesso il nulla osta per i funerali di Maria Luisa che, oltre al marito, lascia i figli Agnese e Giacomo. Due giovani rimasti senza madre i quali, insieme a moltissimi altri astigiani, attendono di avere delle risposte certe su quanto accaduto ieri mattina in quella tabaccheria dove nulla sarà più come prima.
Riccardo Santagati