Giovanni Bosia, pensionato, bersagliere a 18 anni nell'inferno della campagna di Russia del 1942, se n'è andato sulle note del "Passo di corsa", eseguito dalla fanfara
Giovanni Bosia, pensionato, bersagliere a 18 anni nell'inferno della campagna di Russia del 1942, se n'è andato sulle note del "Passo di corsa", eseguito dalla fanfara "Lavezzeri" dopo lo spargimento delle sue ceneri nel "roseto della memoria" del cimitero di Asti. Nato il 22 aprile 1924, Bosia discendeva da una vecchia famiglia astigiana e, rimasto orfano, era stato allevato dal nonno Lorenzo Bosia, marmista in via Cavour. Nel 1943, tornato ad Asti, si unì alle formazioni partigiane, partecipando poi alla liberazione di Torino: alla fine della guerra riprese gli studi di ragioneria e si specializzò nel marketing, cui dedicò l'intera vita lavorativa, in diverse città italiane.
Sopraggiunta la pensione, Bosia scoprì la passione per la scrittura ed iniziò a raccontare le sue vicende personali, presto affiancate da diversi altri romanzi e da tre volumi di poesia, per un totale di una quindicina di pubblicazioni. In occasione del 62° raduno dei Bersaglieri, Bosia si era impegnato nella compilazione di un volume che riassume la vicenda dei Bersaglieri ad Asti, unitamente a molti altri dati sulla città, sulla sua storia ed economia, utili a promuovere Asti in tutta Italia.
Mauro Capra, presidente della "Lavezzeri", ricorda "la sua eccezionale lucidità, la tenacia e la passione con cui si è dedicato a questo raduno ed al libro che lo accompagna. Presente nelle scuole per spiegare il concorso dedicato ai Bersaglieri, forse considerava la sezione come la sua seconda famiglia, tanto da aver voluto festeggiare con tutto il direttivo il suo novantesimo compleanno." Deceduto nella propria abitazione per un infarto, Bosia è stato cremato a Torino, quindi le sue ceneri sono state sparse ad Asti, sulle note del "Silenzio fuori ordinanza" e nella commozione di tutti i Bersaglieri presenti.