Cerca
Close this search box.
Tre anni e mezzo per un pestaggioCosì si conclude una vicenda di gelosia
Cronaca

Tre anni e mezzo per un pestaggio
Così si conclude una vicenda di gelosia

Due versioni diametralmente opposte, quelle presentate davanti ai giudici da due cittadini albanesi, uno in veste di imputato e l’altro di parte offesa. E il collegio, alla fine, ha creduto alla

Due versioni diametralmente opposte, quelle presentate davanti ai giudici da due cittadini albanesi, uno in veste di imputato e l’altro di parte offesa. E il collegio, alla fine, ha creduto alla parte offesa, comminando una pesante condanna di 3 anni e mezzo oltre ad una provvisionale di 10 mila euro per il risarcimento danni. La condanna ha colpito Gjergj Hanxhari, imprenditore che era accusato di lesioni gravi nei confronti di un connazionale. Anche se lui ha dichiarato di non essere presente all’appuntamento in cui sarebbe avvenuta l’aggressione. Tutto è partito dalla denuncia della parte offesa, ex dipendente di Hanxhari che ha raccontato di aver ricevuto in piena notte una telefonata di aiuto dalla sua ex fidanzata che gli chiedeva di andarla a prendere in corso Alba.

Il ragazzo albanese si è recato in corso Alba e ha trovato la ex con un altro uomo che lui non conosceva e i due erano in compagnia di Hanxhari e della sua fidanzata. La ragazza, un po’ alticcia, ha raccontato di sentirsi spaventata perché era stata minacciata di violenza e ha chiesto all’ex di riportarla a casa, cosa che lui ha fatto. Ma quell’episodio e la forte gelosia nutrita dal ragazzo nei confronti della ragazza, lo spinse a cercare più volte Hanxhari per chiarire la faccenda. Fin qui le due versioni combaciano a grandi linee (se non per il fatto che l’imputato ha sempre negato che qualcuno quella sera volesse fare del male alla ragazza).

La parte offesa, assistita dall’avvocato Aufiero, dice di aver preso un appuntamento con l’ex datore di lavoro in via Comentina e, alla richiesta di chiarimenti, avrebbe ricevuto una serie di forti colpi al volto, con successiva frattura della mandibola e ricorso alle cure dei medici del Pronto Soccorso. L’imputato invece, difeso dall’avvocato Caranzano, ribadisce di non aver mai fissato alcun incontro con l’albanese e di non averlo più incontrato, negando risolutamente di averlo aggredito e picchiato. Testimoni diretti del pestaggio non ce ne sono e, di fronte alle due versioni, secondo i giudici è l’imputato che mente. Da qui la pesante condanna motivata dalle fratture che hanno superato i 50 giorni di prognosi.

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link