Fu una delle sentenze più contraddittorie che il Tribunale di Asti avesse dettato: alcune guardie carcerarie vennero ritenute responsabili degli atti di maltrattamento compiuti nei confronti di due
Fu una delle sentenze più contraddittorie che il Tribunale di Asti avesse dettato: alcune guardie carcerarie vennero ritenute responsabili degli atti di maltrattamento compiuti nei confronti di due detenuti della struttura di Quarto ma per il giudice si trattava di vera e propria tortura, reato che nel codice penale italiano non esiste e dunque per il quale non si poteva procedere. Conclusione del tribunale? Gli imputati vennero assolti perché non esisteva il reato del quale venivano ritenuti colpevoli. Fra le parti civili presenti al processo anche lassociazione Antigone nata a tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale italiano.
Sono proprio loro a dare la notizia dellaccoglimento da parte della Corte Europea dei Diritti Umani del ricorso dei due detenuti sottoposti a torture nel carcere di Asti. Lo Stato italiano ha infatti proposto una transazione offrendo 45 mila euro per ciascuno dei due riccorenti. «Quella della Corte europea è una decisione di importanza enorme che riguarda la tortura in un carcere italiano dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone il Governo ammette sostanzialmente le responsabilità e si rende disponibile a risarcire i due detenuti torturati ad Asti.»
Gravissimi i comportamenti e gli abusi che vennero descritti nel corso del drammatico processo. I fatti risalivano al dicembre del 2004 quando i due «vennero denudati, condotti in celle di isolamento prive di vetri nonostante il freddo intenso ricordano da Antigone senza materassi, lenzuola, coperte, lavandino, sedie, sgabello, razionando il cibo, i farmaci, impedendo loro di dormire, insultandoli e sottoponendoli nei giorni successivi a percosse quotidiane con calci, pugni, schiaffi in tutto il corpo e giungendo, nel caso di uno dei due, a schiacciare la testa con i piedi.»
«Ora, naturalmente, saranno le vittime a decidere se accettare la composizione amichevole proposta dallo Stato commenta lavvocato Simona Filippi che seguì il processo astigiano e insieme ad Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia ha collaborato alla stesura e alla presentazione dei ricorsi alla Corte Europea Da parte nostra, anche alla luce di questi sviluppi, chiediamo ancora una volta allItalia di introdurre il reato di tortura nel codice penale definendo la fattispecie in termini compatibili con la Convenzione Onu contro la tortura e la Convenzione europea dei diritti umani.»
Daniela Peira