Hanno scelto la via del silenzio Erika Branda e Stefano Lanfranco, la coppia di San Damiano arrestata la scorsa settimana dai carabinieri di Villanova per 47 furti alle gettoniere delle casette dell’acqua e delle cabine per fototessere.
In carcere rispettivamente ad Alessandria e Torino, entrambi difesi dall’avvocato Edoardo Binello, all’interrogatorio di garanzia, il primo momento in cui gli indagati hanno la possibilità di rispondere alle accuse, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Oggettivamente difficile, per loro, negare quanto è presente nell’ordinanza, perché, dopo una prima denuncia avvenuta nel 2021 per primi furti analoghi alle casette dell’acqua avvenuti nella zona di Villanova, i carabinieri, quando sono arrivate di nuovo denunce dagli stessi gestori delle casette, hanno auto forti sospetti sulla coppia.
Così hanno deciso di installare un rilevatore GPS sulla loro auto e negli atti d’accusa sono tracciati tutti i viaggi che i due hanno fatto in mezzo Nord Italia in concomitanza esatta con le effrazioni delle gettoniere e i furti denunciati.
Proprio ieri, lunedì, a Novara si è tenuto il primo processo per direttissima per uno di questi furti, ad una cabina per fototessere.
Il difensore della coppia ha già concordato un patteggiamento ad 1 anno e 4 mesi che si perfezionerà alla prossima udienza. In quell’occasione il bottino fu di una cifra fra i 300 e i 400 euro.
Dalle poche cose trapelate sulle ragioni di questi raid che erano diventati ormai la fonte di reddito della coppia, sembra che l’uomo avesse perso il lavoro a causa del Covid e, dovendo far fronte ad importanti responsabilità familiari avesse cominciato a forzare le gettoniere scoprendo che, vista la popolarità di questo tipo di approvvigionamento di acqua, erano dei buoni “bancomat” gratuiti.