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Cronaca

Il rapinatore delle poste chiede scusa
"Ero disperato, non volevo farle male"

Il tentativo di rapina a Isola è stato il gesto dettato dalla disperazione di un uomo che a 57 anni ha perso tutto. Cosimo Gatti ci ha raccontato la sua drammatica situazione: senza un lavoro, con una seprazione da affrontare, da luglio dorme in automobile. Dopo il colpo ha deciso di costituirsi, e ha trascorso alcuni giorni nel carcere di Quarto. «Lì finalmente avevo un tetto sopra la testa»

«Voglio chiedere scusa alla cassiera per averla spaventata e averle fatto passare dei brutti momenti, ma dovete credermi, non ne potevo più e sono stato spinto dalla disperazione». A parlare è Cosimo Gatti, 57 anni dei quali almeno 35 passati a dipingere, che da mercoledì scorso si porta sul groppone una pesante accusa di rapina. E’ lui, infatti, che dieci giorni fa è entrato di mattina alle Poste di Isola per portare a termine una rapina da 300 euro. «Negli ultimi anni la mia vita non è stata facile, soprattutto a causa della mancanza di lavoro, ma dall’inizio dell’anno sono peggiorate notevolmente anche sul fronte famigliare». Senza lavoro, con una separazione appena iniziata e un’ingiunzione di Equitalia che era partita da 9 mila euro ed è arrivata ad oltre 110 mila, per Gatti la situazione si è fatta insostenibile.

«Per anni ho fatto il padroncino per piccoli trasporti ma nel 2004 ho dovuto chiudere l’attività perchè non ci stavo più nelle spese -racconta Gatti- da allora ho fatto ogni genere di lavoro che riuscivo a trovare: dal cantoniere a 300 euro al mese alla manutenzione dei cimiteri per una cooperativa passando per un corso da pizzaiolo che però non mi ha portato a nulla». La decisione di fare qualcosa di eclatante è arrivata dopo aver saputo che non avrebbe più potuto vivere nella sua casa, che con la separazione andrà alla moglie e alla figlia e dove lui ha stipati almeno 500 quadri. «Mi sono sentito veramente perso, è già da luglio che dormo in auto e non ne posso più».

Ha deciso di colpire le Poste di Isola dove è arrivato in auto con una bottiglietta di alcol comprata prima in un supermercato di Nizza. «Gliel’ho detto che non le avrei fatto del male e davvero non era mia intenzione nuocerle. E’ vero che le ho buttato l’alcol sul bancone, ma non avrei mai dato fuoco, non sono in grado di provocare dolore a chicchessia». Una rapina in cui non si è preoccupato di nascondere il suo volto e, dice lui, alla fine dei soldi non gli interessava più di tanto. «Quando mi hanno arrestato avevo ancora i 300 euro presi in Posta più altri 35 che avevo prima e mi hanno sequestrato tutto. Dopo il colpo sono andato a Torino, nella chiesa in cui mi sono sposato, ho telefonato ad un amico e lui mi ha consigliato di consegnarmi ai carabinieri. E così ho fatto: ho telefonato ai carabinieri di Asti, ho detto loro dov’ero e li ho aspettati».

Tre giorni in carcere a Quarto «Dove mi hanno trattato benissimo, avevo finalmente un tetto sopra la testa e il pasto assicurato e dove ho anche potuto fare un po’ di disegni che ho lasciato dietro». Poi la scarcerazione, alla vigilia di Ognissanti. «Sono uscito in pigiama e, a piedi, sotto la pioggia di quella sera, sono tornato ad Agliano». Da dicembre ad oggi ha perso una trentina di chili e da ieri è ospite della Caritas di Asti dove però non potranno tenerlo per più di un mese. «Io chiedo solo un lavoro per poter vivere oppure di poter vendere qualcuno dei miei quadri. Sono quotato a livello nazionale e i miei lavori sono esposti in musei e sono stati inseriti nel catalogo delle opere per i 150 anni dell’Unità d’Italia».

Daniela Peira

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