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Cronaca

Il sindaco di Moncucco condannato
per aver mentito sul suo lavoro

Condanna ad un anno e 400 euro di multa con pena sospesa oltre ad un risarcimento di 15 mila euro (per danni contabili e di immagine) nei confronti del Comune di Moncucco, da lui attualmente guidato

Condanna ad un anno e 400 euro di multa con pena sospesa oltre ad un risarcimento di 15 mila euro (per danni contabili e di immagine) nei confronti del Comune di Moncucco, da lui attualmente guidato in qualità di primo cittadino. Questa la sentenza che il collegio di giudici del tribunale di Asti (Muscato, Ceccardi, Martinetto) ha emesso oggi pomeriggio nei confronti di Nicola Grande, sindaco di Moncucco Torinese, accusato di truffa e peculato. Con lui era indagato, ma solo per un episodio che riguardava un libretto di risparmio postale sul quale erano stati versati 2700 euro provento di una festa di paese, l'ex assessore Mario Piovesan, per il quale è stato chiesto il proscioglimento dallo stesso pm Vitari.

Grande non è stato ritenuto colpevole neppure per l'uso dei computer comprati con i soldi del Comune e per il rimborso spese di 77 trasferte addebitate all'amministrazione. Si chiude così in primo grado il processo che ha accompagnato per oltre due anni l'incarico da primo cittadino di Grande, mai dimessosi convinto della bontà delle sue azioni e dell'onestà del suo operato. L'anno di condanna che gli è stato inflitto riguarda il capo di imputazione relativo all'indennità da sindaco che ha percepito in misura intera invece che parziale.

Questo perchè Grande dichiarò prima di essersi messo in aspettativa dal suo datore di lavoro (il Cec) e poi di essersi messo in proprio mentre dall'ufficio personale dell'azienda risultava regolarmente in servizio. A nulla sono valse le argomentazioni dei suoi avvocati Fiumara e Andreis che, conti alla mano, hanno dimostrato come sia costato di meno al Comune di Moncucco questa situazione piuttosto che quella corrispondente alla realtà dei fatti. Su questo specifico fatto, poi, i giudici hanno accettato la richiesta del pm di rinvio degli atti alla Procura per vagliare l'ipotesi di falso delle due autocertificazioni firmate da Grande sulla sua situazione lavorativa.

Daniela Peira

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