La rivalità tra due gruppi di albanesi per il controllo del territorio per il traffico di droga e della prostituzione. Secondo la Questura di Asti è la spiegazione della sparatoria che era avvenuta
La rivalità tra due gruppi di albanesi per il controllo del territorio per il traffico di droga e della prostituzione. Secondo la Questura di Asti è la spiegazione della sparatoria che era avvenuta nella zona di corso Venezia e via Cuneo nel maggio dello scorso anno e che ha portato nei giorni scorsi all'arresto di due giovani albanesi.
Uno scontro a fuoco che aveva avuto come conseguenza il ferimento ad un piede di un 40enne astigiano totalmente estraneo alla vicenda e che aveva avuto solo la sfortuna di trovarsi in strada in quel momento, quando si stava verificando, di sera, un inseguimento tra auto a colpi di pistola. «Quella sera sono stati sparati una decina di colpi, con tre diverse pistole: una 7,65, una 9×21 e una 38 Special. L'azione era iniziata con colpi d'arma da fuoco sparati da una Passat contro un pub di corso Venezia, che si trova accanto alla sala giochi da cui era uscito per fumarsi una sigaretta l'astigiano rimasto ferito -? ha spiegato il Capo della Squadra mobile della polizia Loris Petrillo nel corso di una conferenza stampa -? Le auto però non se ne vanno dalla zona, perché hanno come obiettivo un albanese che frequenta proprio quel pub gestito da albanesi. Il commando inizia una perlustrazione nella zona, finché scatta l'inseguimento in auto dell'uomo, che aveva tentato di sfuggire ai suoi aggressori mettendosi alla guida di una Punto. Lo inseguono in via Cuneo, ma riesce a sfuggire agli spari e, abbandonata l'auto, si rifugia a casa di un connazionale. È un 29enne, elemento di spicco di un gruppo di albanesi».
I due arrestati, per tentato omicidio e porto abusivo di armi, hanno 31 e 26 anni. Il legale di uno dei due arrestati, l'avvocato Maurizio La Matina, ha contestato «l'esistenza dei gravi indizi che vengono attribuiti al mio assistito»: «A mio parere ci sono diversi punti oscuri non chiariti dalle indagini. Ritengo che le ipotesi fatte non trovino conferme».
m.m.t.