I quasi 2 milioni di euro sequestrati a Pelissero nell’ambito dell’inchiesta sulla Al. Pi. ex Pelissero Carni di Baldichieri, dovranno essere restituiti.
E’ infatti uscita oggi la decisione del Tribunale del Riesame astigiano che ha disposto il dissequestro su richiesta degli avvocati Pierpaolo Berardi e Maurizio Riverditi difensori di Silvio Pelissero.
Il reato per il quale era stato opposto ricorso riguarda l’accusa di truffa mossa a Pelissero, in quanto titolare della Al.Pi. accusato di aver perfezionato un contratto di appalto di servizi simulato o falso tra la sua azienda e l’Officina del Lavoro che, a sua volta, applicava un contratto per alimentaristi artigiani nonostante la natura della prestazione fosse di tipo industriale e dunque necessitasse dell’applicazione del contratto di industria alimentare. Da qui discende l’imputazione di aver indotto in errore l’Inps sul calcolo dei contributi a favore dei lavoratori ottenendo un risparmio previdenziale dei quasi 2 milioni di euro. Dunque una truffa ai danni dell’Inps.
Questa l’accusa mossa dalla Procura di Asti al termine dell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza.
Che non ha trovato conferma nel riesame dei giudici astigiani.
Infatti, nelle motivazioni si legge che già dal luglio del 2016, con la prima società appaltatrice del servizio di lavorazione di carni suine, veniva applicato il contratto di alimentaristi artigiani e ciò era già stato accertato dall’Inps senza che quest’ultimo avesse ritenuto di muovere contestazioni a questo riguardo.
Sempre nel 2016, a fronte di una vertenza sindacale, sotto l’egida del Prefetto, del sindaco di Baldichieri e delle organizzazioni sindacali, era stato sottoscritto un verbale di intesa che applicava ai lavoratori poi assunti da Officina del Lavoro sempre il contratto di alimentaristi artigiani.
Solo nel 2020 l’Inps aveva contestato le irregolarità contributive che hanno originato un processo in materia di diritto del lavoro che ha visto una sentenza a favore dell’Inps in primo grado, una contro in secondo grado e un ricorso attualmente pendente in Cassazione.
I giudici del riesame, chiamati a valutare l’esistenza del reato di truffa, hanno concluso che nessuno avesse nascosto all’Inps né il contratto applicato, né il numero di lavoratori impiegati “pacificamente da sempre superiore al limite dell’impresa artigiana”.
La truffa, concludono ancora i giudici, si sarebbe concretizzata se Pelissero avesse costituito una società schermo con un numero di dipendenti sotto la soglia oltre la quale scatta l’applicazione del contratto industriale. Ma così non è accaduto.
Dunque Pelissero e le società subentrate nel tempo nell’appalto di servizi, non hanno mai nascosto all’Inps il numero di dipendenti e il contratto loro applicato. Di qui il pieno accoglimento del ricorso dei difensori e l’ordinanza di annullamento del sequestro preventivo per questo capo di imputazione.
«Siamo molto soddisfatti di questa decisione – commentano gli avvocati Berardi e Riverditi – Dopo la revoca degli arresti domiciliari, è un altro passo verso l’accertamento della verità».