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Cronaca

iPad sequestrati in piadineria: «Norma da cambiare,
ho scritto al Prefetto e alla Apple»

La legge non ammette ignoranza ma il caso di Roberto Cairo, titolare del negozio "Gina La Piadina" di via Gobetti, ha scatenato – in suo favore – una vera rivolta sul web (anche il noto

La legge non ammette ignoranza ma il caso di Roberto Cairo, titolare del negozio "Gina La Piadina" di via Gobetti, ha scatenato – in suo favore – una vera rivolta sul web (anche il noto giornale Wired, dedicato all'innovazione tecnologica, ne ha parlato). Questi i fatti: qualche giorno fa due finanzieri si sono presentati nella piadineria di Cairo, inaugurata a dicembre, chiedendo spiegazioni sui 4 iPad che aveva messo a disposizione dei clienti per ingannare il tempo in attesa delle piadine. «iPad collegati ad internet ma senza la possibilità di navigare perché avevo rimosso Safari, il browser necessario per farlo» puntualizza Cairo. L'uomo non sapeva, però, che quei quattro iPad avrebbero dovuto sottostare a quanto previsto da un articolo del T.U.L.P.S. e, in particolare, avrebbero dovuto avere una sorta di targhetta identificativa, rilasciata dai monopoli di Stato, perché equiparabili ai videoterminali da gioco che si possono installare nei locali pubblici solo se espressamente autorizzati.

Con gli iPad della piadineria non si vincevano soldi (e non se ne perdevano), ma si poteva ingannare il tempo, esattamente come fanno i clienti in possesso di qualsiasi altro dispositivo portatile, smartphone o tablet, collegandosi al Wi-fi del negozio. La contravvenzione (e successivo sequestro degli iPad) ammonta a 5.300 euro che Cairo non intende pagare perché è pronto a battersi in tribunale contro una norma ingiusta. Centinaia i messaggi di solidarietà e i commenti, anche al vetriolo, postati su Facebook contro la legge e in difesa dell'esercente il quale, però, non se la prende con chi ha fatto il controllo ma si chiede se tutti i negozi che espongono e fanno provare questi tablet abbiano provveduto a mettere l'etichettatura richiesta. «Ho scritto al Prefetto, al Questore, alla Apple – prosegue Cairo – e venerdì dovrei essere in Rai perché ritengo questa norma ingiusta e che sia necessario fare qualcosa per cambiarla».

«Ai Padri Legiferatori della Preistoria 3.0 sono evidentemente sfuggite le grandi discussioni intorno all'Innovazione e alla Rottamazione, alle Agende Digitali e ai BigData» commenta Osvaldo Danzi di Wired raccontando il caso della piadineria di Asti. Intanto Paolo Romano, parlamentare Cinque Stelle, ha già annunciato l'intenzione di presentare un emendamento al Decreto Destinazione Italia per impedire che ad altri negozianti, già colpiti dalla crisi, possa ricapitare ciò che è accaduto a Roberto Cairo.

Riccardo Santagati

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