Accompagnata dalla madre, ieri mattina è andata alla caserma che ospita il comando provinciale dei Carabinieri di Asti per complimentarsi con il comandante Vagnoni, il maggiore Repetto e, personalmente, con tutti coloro che hanno lavorato alla soluzione dell’omicidio del marito.
Cinzia Riccio, vedova di Manuel Bacco, esile e ancora piegata dalla violenza di quella serata in cui ha visto il marito morire fra le sue braccia, finalmente si concede un sorriso, dopo quattro anni di disperazione.
«Non potevo più stare in quel posto»
Molte volte la donna aveva chiesto giustizia per il marito; quattro anni sono lunghi e spesso la disperazione aveva preso il sopravvento insieme alla convinzione che gli inquirenti non stessero facendo tutto il possibile per risalire all’identità del killer.
Lei, dopo la morte del marito, aveva ereditato la tabaccheria e fino a sei mesi fa, dopo averla dotata di nuovi sistemi di sicurezza, aveva passato le giornate dietro il bancone in cui per tanti anni aveva lavorato con lui. Telecamere di sorveglianza ovunque, porte blindate, vetro antiproiettile davanti al bancone, cane da guardia e una grande foto di Manuel sul davanzale che vegliava su di lei. «Ma poi era troppo difficile stare lì e l’ho venduta. Il ricordo di quella sera, Manuel che moriva fra le mie braccia, la paura che potesse ricapitare un’altra aggressione: non era più vita quella, non ce la facevo più».
«Ora ho le idee più chiare sul mio futuro»
Ma la notizia degli arresti, appresa già all’alba di ieri, appena eseguiti, con una telefonata del maggiore Repetto, dice: «Da domani, sapendo che gli assassini di mio marito sono stati presi, avrò sicuramente le idee più chiare sul mio futuro. Con oggi si è chiuso un dolorosissimo ciclo fatto di sofferenza e di attesa».
A chi le chiede cosa abbia provato alla notizia degli arresti risponde: «Tanta rabbia e da loro vorrei sapere solo una cosa: perchè?»
d.p.