Lavoro del Nas di Alessandria
L’indagine “Lepus Aliena” del Nas di Alessandria e Procura della Repubblica di Asti passa il vaglio del gip che ha disposto il rinvio a giudizio per gli indagati.
Si tratta di un passaggio importante nel riconoscimento di un complesso lavoro con un duplice profilo: da una parte la scoperta di lancio sui nostri territori di lepri provenienti dall’Est Europa con potenziali rischi di contagio per certe malattie alcune delle quali potenzialmente trasmissibili all’uomo. L’altro profilo è quello che attiene alla questione economica che regolava il ripopolamento. Secondo quanto si legge in un comunicato del Nas, proprio indagando su questi rapporti emergeva che la Provincia di Asti erogava i fondi a Federcaccia per i servizi resi dalle guardie venatorie iscritte alla stessa organizzazione accusata di trattenere somme di denaro a scopi personali, incorrendo nel reato di malversazione ai danni dello Stato.
L’operazione aveva presso avvio nell’estate del 2017 su segnalazione dell’Atc (Ambito Territoriale Caccia) e si erano tenute già delle perquisizioni in aziende agricole, uffici pubblici e privati di Alessandria, Asti, Brescia, Pavia, Genova, Torino, Verbania, Verona e Vicenza.
Federcaccia di Asti viene considerata la protagonista sul territorio astigiano di queste operazioni e il suo tesoriere dell’epoca, Aldo Rosio, dovrà rispondere delle accuse al processo che è già stato fissato dal gip.
L’avvocato: «Voce per voce dimostreremo ogni spesa»
Sulla notizia della chiusura indagini di questa operazione interviene l’avvocato Aldo Mirate, difensore dell’ex tesoriere di Federcaccia di Asti che dichiara: «E’ falso che siano state immesse negli anni precedenti al 26/6/2014 lepri di origine rumena o dell’Est Europa in provincia di Asti da parte della Federcaccia. Fin d’ora riserviamo querele nei confronti di chiunque, privato o autorità pubblica, si faccia lecito di divulgare affermazioni di tal fatta. Per quanto riguarda la problematica della presunta malversazione di spese erogate dalla Provincia di Asti – prosegue il difensore di Rosio – offriremo al giudice, voce per voce, la dettagliata spiegazione delle spese medesime per dimostrare che non vi è stata nessuna gestione illecita del denaro pubblico».